A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

lunedì 2 dicembre 2013

Il ruolo degli iscritti nei documenti presentati dai candidati alla segreteria PD

di Alessio Bartaloni

La fase cosiddetta “congressuale” che il PD sta vivendo e che, in buona sostanza, si caratterizza per il complesso iter scelto per eleggere il nuovo Segretario, sta suscitando, come logico, molte attenzioni e qualche perplessità. Una di queste riguarda senz’altro il ruolo degli iscritti. La macchinosa scelta compromissoria alla quale si è arrivati per la scelta del successore di Epifani ha previsto infatti solo una prima parte riservata ai possessori della tessera del partito, prima parte con la quale si è alla fine solo ridotto i candidati a tre da i quattro iniziali.  La vera e propria scelta è invece riservata alla platea di tutti coloro che il prossimo 8 dicembre si recheranno ai seggi, siano iscritti, simpatizzanti o semplici passanti. La scelta francamente è un po’ curiosa; non può sfuggire infatti la differenza tra l’elezione di un segretario di partito e la scelta del candidato premier, per sua natura giustamente riservata alla platea più ampia possibile e che quindi a suo tempo fu giustamente allargata anche a chi non possedeva tessere dei partiti della nascente coalizione. Sotto questo punto di vista il fatto che anche le consultazioni per la scelta del segretario del PD in corso in questi giorni siano chiamate “primarie” è un altro elemento che non può che suscitare perplessità.

venerdì 6 settembre 2013

Galli e Renzi ...: "Matteo non mi avrà, per me la sinistra è un'altra cosa"

intervista a Carlo Galli, di Eleonora Capelli

(articolo pubblicato da Repubblica - Bologna, 4 settembre 2013)

«RENZI non si preoccupa di convincere uno come me, professore universitario un po' brontolone che pensa ancora che la politica sia studio, riflessione, approfondimento. Qui si parla di una politica come emozione che si trasmette in modo indeterminato, semplificato. Però, che questo sia di sinistra non me lo farà dire nessuno, in scienza e coscienza. È moderatismo nei contenuti, che si trasmette con un certo dinamismo espressivo. Penso che Renzi sia un ex democristiano molto ambizioso». Il professor Carlo Galli, presidente della fondazione Gramsci Emilia Romagna, eletto col Pd alle ultime elezioni, oggi si sente «senza casa».
NEL bagno di folla del Parco Nord, tra i volontari e i militanti della Festa dell' Unità che hanno accolto Renzi, Galli trova un «entusiasmo positivo», il segno che «la politica merita ancora un palpito».

lunedì 29 luglio 2013

Congresso PD

di Arnaldo Melloni

A questo punto il congresso del PD può risolversi in due modi: non si cambiano le regole e lo si fa per tutelare Renzi, si cambiano le regole e lo si fa per colpire Renzi. Provare a ragionare in termini di interesse generale di partito è ancora possibile?

mercoledì 19 giugno 2013

Il destino dei partiti e i modelli di democrazia: il contributo della “democrazia deliberativa”

di Antonio Floridia

Uno dei maggiori meriti della “memoria” di Fabrizio Barca sia quello di aver introdotto nel dibattito politico e culturale del nostro paese i temi e le impostazioni proprie della “democrazia deliberativa”, una delle correnti fondamentali e più promettenti del pensiero democratico contemporaneo. Barca compie questa operazione rifacendosi ad una peculiare versione della democrazia deliberativa, - lo “sperimentalismo democratico” -, proposta dall’economista Charles Sabel, (anche in alcuni scritti firmati insieme a Joshua Cohen, un filosofo americano che può senz’altro essere considerato uno dei “padri” di questa concezione della democrazia). E’ vero che vi sono altre importanti teorie e riflessioni sulla democrazia contemporanea, che in genere vengono sintetizzate attraverso una serie di aggettivi che vengono accostati alla democrazia (“associativa”, “partecipativa”, “forte”, ecc.), e che sono tutte ugualmente meritevoli di attenzione, anche se non tutte di pari valore; ma qui vorrei sostenere che è proprio l’approccio scelto da Barca quello che oggi sembra più proficuo, dinanzi ai problemi che abbiamo di fronte: quale idea di democrazia affermare e praticare e quale idea (conseguente) di partito pensiamo che sia oggi possibile e opportuno concepire e sperimentare.

sabato 8 giugno 2013

Intorno al semipresidenzialismo

 di Alessio Bartaloni

Stupisce l’enormità del fuoco di sbarramento che vari settori di quella che un tempo si sarebbe chiamata “società civile” stanno organizzando contro l’ipotesi semipresidenzialista che, a pezzi e bocconi, sembra invece stia prendendo piede nel dibattito politico. Le motivazioni sono svariate; enucleo le tre più ricorrenti.

Prima di tutto si dice che un cambiamento costituzionale di tal fatta non servirebbe in un Paese che vede i partiti ridotti a quello che sono e tutto il sistema politico corrotto ed inefficiente. Detta motivazione (a volte enunciata con toni apocalittici francamente esagerati, come quelli di Barbara Spinelli su Repubblica del 5 giugno) parte a mio parere da un’errata identificazione del rapporto causa-effetto: non è che il sistema politico funziona male per colpa dei partiti o delle persone che ne sono a capo ma l’inverso. Poiché col passare del tempo l’assetto istituzionale del Paese ha mostrato i suoi limiti di efficacia, i partiti (o meglio, quello che ne resta) hanno potuto trovare terreno facile nel coltivare posizioni politiche irresponsabili e le clientele più redditizie. Del resto, fatti salvi i principi fondamentali, pensare che la seconda parte della costituzione, concepita nel dopoguerra, sia del tutto attuale mi sembra ai limiti della follia. Non saprei come altrimenti definire l’incapacità di vedere l’enorme gap tra la velocità con la quale nel mondo tutto corre e la lentezza cui sono condannati i processi decisionali nel nostro Paese.

lunedì 3 giugno 2013

Per una ricostruzione storica del Movimento Studentesco Fiorentino

Dibattito pubblico,  mercoledì 5 giugno 2013 in Palazzo Medici Riccardi

La serata avra il seguente svolgimento: dalle 18.30 alle 19.30 sarà possibile la visita al Museo e alla Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli (in gruppi di 15 persone); dalle ore 20 breve saluto di Paola Carlucci e a seguire presentazione del progetto a cura della Prof.ssa Anna Scattino per l’Istituto Gramsci e del Prof. Dario Ragazzini curatore della ricerca; dalle 20.30 in poi buffet e musica; nella sala Mario Fabiani proiezione in continua di foto relative al periodo 1972-1978, e proiezione di video e interviste a cura di Paolo Maggi e di Gianna Bandini.
L’ingresso alla serata per tutti è da via Cavour n. 3 e non dal portone principale.
Per qualsiasi chiarimento contttare Luigi Chicca (349 1631422).

sabato 1 giugno 2013

Verso il congresso del PD

di Alessio Bartaloni

Il controverso risultato elettorale e l'avvicinarsi dell'appuntamento congressuale del PD, particolarmente rilevante date le ultime vicende interne a detto partito, stanno suscitando una grande quantità di interventi non solo riguardo il tracciato ideale del PD (non si capisce bene se da ridefinre o definire ex-novo) ma sulla natura stessa dell'agglomerato definito "partito" e, conseguentemente, sul futuro della democrazia italiana. Mi sembra che però la gran parte di questi interventi tenda a trascendere dall'assunto basilare, ovvero la crisi della democrazia italiana intesa come il suo funzionamento concreto, assunto che, se non affrontato, rende vana ogni altra discussione.. E' infatti curioso che detti numerosi e validi interventi aventi come minimo comune denominatore ideale la valenza della struttura partito si susseguano in un momento storico nel quale detta tipologia di struttura partecipativa, almeno nella forma novecentesca, risulta, sicuramente in Italia ma anche in gran parte d'Europa, svuotata. Questo non tanto per brutte perfomance del "partito" in sè (per quanto il tormentone, a volte stucchevole, sulla cosiddetta "casta" certo ha lasciato conseguenze), ma perchè la televisione prima e il web poi hanno ormai da tempo cambiato le forme di partecipazione della politica e non solo della comunicazione della stessa. Ciò è particolarmente rilevante in un Paese come il nostro dove, prima della nascita (e purtroppo, ormai ,"al posto") di un elettorato d'opinione ben informato e consapevole (che invece i processi di modernizzazione avevano già formato in altri paesi europei), il prorompere della TV ha esaltato e forse ormai consolidato la rilevanza numerica di un elettorato sensibile a richiami, per così dire, poco "meditati" e populisti. In un saggio un pò troppo presto dimenticato di metà anni'80 (Carlo Sartori "la Grande Sorella. Il mondo cambiato dalla televisione") si facevano già rilevare certi sviluppi insiemeal fatto che, in quegli anni, ben il 30% dei canali TV esistenti al mondo si trovavavano in Italia. E' evidente che detto fenomeno, prorompendo in un contesto già orfano delle ideologie ma ancora lontano da una matura democrazia occidentale, non poteva non avere degli effetti. Effetti che, se possibile, il web ha ancora di più amplificato, e che possiamo riassumere non solo nella crisi di un messaggio politico per così dire "meditato" a favore di uno più semplice e immediato ma certamente anche anche assai più "grezzo", ma anche nel lento tramonto delle forma partecipativa di gruppo detta "partito" intesa come momento (in)formativo a favore di diverse forme di comunicazione e partecipazione con la chiara conseguenza dell'esaltazione del leader al posto del gruppo-partito e del contatto mediato (da uno schermo) rispetto a quello face-to-face.

lunedì 27 maggio 2013

"Dell’abolizione delle Province” ovvero quando la demagogia è al potere

di Massimo  Migani

Raramente politica e media hanno consegnato ai cittadini un quadro di unità di intenti così coeso e concorde; da quasi due anni il messaggio è sempre lo stesso: le Province? Un residuo napoleonico e prefettizio di  altri tempi (PD),  “Enti fatti di chiacchere e di spreco” (Vendola),”Enti inutili frutto di accordi geo-politici “(PdL), “….occorre consentirne la completa eliminizione così come prevedono gli impegni presi con l’Europa” (Monti),”…è urgente l’abolizione delle Province al fine di assicurare la corrispondenza tra risorse e responsabilità” (Del Rio). Così la politica. Sul versante dei media quasi impossibile trovare una voce, giornalisticamente parlando, fuori dal coro: la ‘Spending review’ non può non avere come obbiettivo privilegiato l’abolizione delle Province. Ovviamente giocando coi numeri di tabelle dimostrative di spese e risparmi

mercoledì 22 maggio 2013

Il nuovo Partito Democratico, spunti dal documento Barca

di Arnaldo Melloni

La difficile situazione che il Partito Democratico sta vivendo è, se non altro, una stimolante occasione per riflettere sulla forma partito, la sua attualità e quindi le sue modalità operative.
Parto dall’assunto, già fatto proprio nel primo articolo di questo blog, dell’importanza di un partito (è tutt’altro che scontato affermarne la necessità dell’esistenza) che sia aperto, partecipato e capace di formare e selezionare il personale politico e colgo alcuni elementi (per me i più rilevanti) emersi il mese scorso dal documento di Fabrizio Barca “Un partito nuovo per un buon governo” e approfonditi dallo stesso autore in alcuni momenti pubblici.

lunedì 20 maggio 2013

Idee per la revisione dello statuto del PD

di Antonio Floridia

Avviata l’esperienza del Governo Letta, il compito che abbiamo di fronte è ora quello di una ricostruzione del PD: ma non basta invocare un congresso. La mia opinione è che un congresso svolto sulla base delle norme attualmente previste dallo Statuto ben difficilmente riuscirebbe ad affrontare e risolvere le fragilità strutturali che minano alla radice l’attuale “costituzione materiale” del partito. Il rischio  è quello di innestare soltanto un conflitto intorno alla leadership del partito, in chiave personalizzata, senza alcuna vera discussione politica intorno ai nodi che stanno mettendo in serio pericolo l’esistenza stessa di un soggetto politico unitario. Bisogna restituire al congresso la sua vera natura, innanzitutto quella di essere l’occasione di un diffuso confronto politico e culturale (di cui tutto il partito ha un vitale bisogno). Lo dicono in molti; ma cosa fare, concretamente?

sabato 13 aprile 2013

Presentazione

Nemmeno noi sappiamo bene cosa può rappresentare questo blog e cosa potrà contenere.

Ci piace pensarlo, per prima cosa, come uno spazio aperto, in cui confrontarsi liberamente.
Non per ripetere parole usate e abusate, ma perché ogni buona politica parte da qui: dalla possibilità di prendere la parola e di essere ascoltati, dalla ricerca di un linguaggio comune che non appiattisca le differenze, ma se ne faccia forte.
E a proposito di parole usate e abusate, ce n'è un'altra a cui vogliamo restituire dignità: la parola “partito”.
È facile oggi, nei tempi dell'antipolitica, sparare sui partiti. E tuttavia non si può fare di ogni erba un fascio. C'è partito e partito, soprattutto c'è modo e modo di costruire e vivere un partito.
Per essere chiari: non ci interessa un partito che sia solo un comitato elettorale, rintanato nei suoi apparati e nei suoi riti. Un partito, per come lo intendiamo noi, deve essere alimentato da idee e passioni, ma anche da competenze, responsabilità, regole.

Ci piace l'idea di un partito con una sua leadership riconosciuta, perché democraticamente scelta, insieme ad una strategia politica e ad un programma fondamentale, ma senza capi cui affidarsi al di là della delega politica ricevuta. Che sappia coinvolgere le forze migliori del Paese nella responsabilità alta del governo. Che restituisca voce a chi in questi anni non l'ha avuta, in particolare i giovani.
Un partito nel quale la partecipazione sia vera, imprescindibile, anche per selezionare un personale politico dirigente all'altezza, serio e autorevole:  che non sia una burocrazia ma piuttosto una ricchezza. Perché questo devono rappresentare coloro che per un periodo della loro vita decidono di dedicare tempo alla vita pubblica.
Un partito coraggioso nelle proposte, capace di far camminare insieme utopia e concretezza.
Un partito in cammino: e che, come tale, ha bisogno di discussione. E quindi di luoghi, occasioni, reti di discussione.

Siamo gente di centro-sinistra, donne e uomini che vogliono che si affermi una politica come servizio al Paese, come impegno alto e diffusamente rispettato, come dimensione in cui valori sociali e morali, strategie e programmi riacquistino centralità al di là dell' immediato effetto di immagine e di rincorsa al facile consenso. Guardiamo al PD per questo compito. Pronti a fare la nostra parte nella discussione e nell'azione.

Anche con questo blog al servizio di idee per una politica di centro-sinistra.


Vedi anche: Blog dal vivo, ovvero una (nuova) partenza