A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

lunedì 31 marzo 2014

“Sarebbe triste se Firenze finisse come un museo”: intervista a Richard Rogers

a cura di John Stammer e Aldo Frangioni

Questa intervista con l'architetto e urbanista Richard Rogers - che proponiamo su concessione della rivista on line Cultura Commestibile - si è svolta il 28 febbraio 2014 nello studio d'architettura di Ernesto Bartolini in via degli Artisti a Firenze. Rogers è a Londra e risponde al telefono; conducono l'intervista John Stammer e Aldo Frangioni, con l'ausilio e gli innesti di Ernesto Bartolini.
Il nuovo Centro di Scandicci, progettato da Rogers ed inaugurato il 30 novembre 2013, è lo spunto per parlare di Firenze, della sua vivibilità e della tramvia, la nuova infrastruttura che dal 2010 ha modificato le abitudini dei cittadini e la stessa percezione di Scandicci rispetto al capoluogo.

Stammer: E' stato da poco inaugurato il Centro di Scandicci e noi vorremmo porle qualche domanda sia sul nuovo centro sia sul suo modo di progettare. Il progetto del nuovo centro è importante per la città e per i cittadini. La prima domanda è sul mestiere di architetto. Questo progetto è stato realizzato come l'aveva pensato? C'è differenza tra il progetto come l'aveva pensato e il progetto finito?
Rogers: Quando si inizia un progetto si parte con un'idea e si sviluppa lavorando con un team di progettisti, ci si confronta con il sindaco e si ascoltano tante altre persone. Non succede mai che si comincia con un’idea il primo giorno e poi ci si ferma. Si arriva all'idea finale dopo un lungo processo. E con il tempo siamo arrivati a questa soluzione molto bella, che poi abbiamo realizzato. Quindi in una parola sì: il progetto finito è come l'abbiamo pensato.

mercoledì 26 marzo 2014

Riflessioni sulle riforme istituzionali più imminenti

di Piero Brunori

Sulla riforma del Senato, giudicata inevitabile, sono state esposte le ipotesi più strane, da quelle semplicistiche di un'abolizione, a quelle più complicate ed artificiose. Cosicché è veramente arduo individuare quelle più autorevoli.
E' quindi necessario cercare di farsi un'opinione ragionata. Rilevando in primo luogo che è mancata una riflessione del reale obbiettivo a cui dovrebbe rispondere la riforma.
Si tengono presenti, di solito, due finalità: lo sveltimento dell'iter legislativo e la garanzia della governabilità.
Per la prima esigenza, si arriva a proporre - contro l'opinione della maggior parte dei costituzionalisti - la semplice soppressione della seconda camera. Ignorando che così si contraddice in pieno il principio della "repubblica delle autonomie"; il quale rappresenta non solo un sistema organizzativo, ma una delle caratteristiche peculiari della nostra Costituzione, che potremmo a distanza di anni rimpiangere di aver frettolosamente eliminato. Un uguale effetto avrebbe la riduzione del Senato a un organismo composito con compiti sostanzialmente consultivi o confermativi.

domenica 23 marzo 2014

Complessità

a cura di Arnaldo Melloni

Riportiamo l'articolo di fondo del numero di "Internazionale" in edicola questa settimana (21 marzo 2014). Ci pare condivisibile ed in linea con gli intenti di "Ciclostilato in proprio", soprattutto quando parla del "... bisogno di risposte complesse, e persino difficili".

Ripensare a Enrico Berlinguer non significa avere nostalgia di un passato che, per tanti versi, è una fortuna che sia passato. Significa invece ricordare che persone come lui non avevano paura di parlare di cose difficili, non si spaventavano davanti alla complessità. Oggi molti amano scimmiottare la parte peggiore della politica americana, ma fuori contesto.
Fanno il verso alla comunicazione aziendale fintamente spigliata e nascondono dietro una cortina fumogena di slogan una certa povertà di idee. Confondono l’intento, giusto, di prestare attenzione anche alla forma con quello, perverso, di fare attenzione solo alla forma, tralasciando i contenuti e la loro coerenza.
Ma soprattutto scambiano i cittadini per bambini, infantilizzano ogni discorso come se i loro interlocutori fossero incapaci di rimanere attenti per più di cinque minuti. Non capiscono che oggi c’è sempre più bisogno di risposte complesse, e perfino difficili.

Giovanni De Mauro
direttore de "Internazionale"

mercoledì 19 marzo 2014

Blog dal vivo, ovvero una (nuova) partenza

Il blog "Ciclostilato in proprio" riparte, anzi più correttamente, parte. Infatti, dopo un periodo di prove grafiche e di contenuto - che non possono essere assimilate ad un vero proprio e lancio - , lunedì 17 marzo si è tenuto il primo incontro ufficiale organizzato dai promotori del blog.
Il percorso avviato prevede un mix di attività "dal vivo" e redazionali. Sono stati fissati altri due incontri che si terranno un lunedì di ogni mese (14 aprile ore 21:00, 12 maggio ore 18:00) alla SMS di Peretola - via Pratese 48, Firenze - e che serviranno a continuare l'attività di dibattito sulla promozione di idee al servizio di una politica di centro-sinistra ed a monitorare l'andamento della discussione sul blog. Il percorso si concluderà il 17 giugno ore 17:30 allo spazio OPS di Ponte a GreveViuzzo delle Case Nuove 9 (all'interno del Centro commerciale), data in cui si svolgerà un confronto sulla comunicazione politica e le nuove tecnologie con alcuni esperti chiamati a dire la loro.
L'idea di fondo è quella di uno spazio aperto, uno strumento messo a disposizione di chiunque voglia contribuire, anche in maniera critica, a far crescere idee consapevoli per una buona amministrazione e un buon governo.
Parleremo quindi di buone pratiche e buone politiche, cercheremo di fornire strumenti e informazioni per approfondire temi di attualità, segnaleremo articoli particolarmente rilevanti. Non ci occuperemo di liste e di promuovere candidati: il nostro impegno sarà quello di volare alto, cercando di uscire dall'imbarbarimento del dibattito politico e puntando sui contenuti e l'analisi documentata delle proposte. Ci piacerebbe tornare a dibattere e far dibattere sui temi di fondo della politica, con uno sguardo rivolto all'Europa e al suo ruolo, senza perdere di vista ciò che di buono e concreto avviene nel nostro territorio.
Vi aspettiamo!

lunedì 17 marzo 2014

I quattro limiti dell'Italicum e il «modello toscano»

di Antonio Floridia (L'Unità, 3 febbraio 2014)

Il confronto sulla proposta di riforma elettorale soffre di una certa unilateralità: prevalgono infatti riflessioni di natura giuridica e costituzionale, mentre appaiono decisamente più rari gli approcci di natura politologica. Ma un sistema elettorale non è solo un meccanismo che traduce i voti in seggi: è anche un sistema di regole che crea vincoli e opportunità per gli attori politici, che condiziona le loro strategie e agisce anche sui comportamenti degli elettori. Una domanda, dunque, che occorre farsi è la seguente: il cosiddetto «italicum», che tipo di conseguenze potrà avere sul sistema politico italiano? Vorrei qui proporre (a titolo personale) alcune osservazioni e richiamare alcuni aspetti forse non del tutto ben considerati fino ad oggi.