A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

mercoledì 11 marzo 2015

Selma, la strada per la libertà

di Cristina Pucci

David Oyelowo, che impersona Martin Luther King, in una scena del film
"Selma, la strada per la libertà" (2014).
Martin Luther King e il suo eroismo, la sua fede, la sua lucida e pacifica battaglia per porre fine alla persecuzione dei neri nel Sud degli States e per ottenere il voto; ma anche la sua incerta e sofferente umanità, il tormento per i suoi dubbi e per il peso dei sacrifici imposti alla sua famiglia e a tanti altri combattenti come lui. Il personaggio è di sicuro interesse e grandiosità e, forse, è stato anche troppo poco narrato e rappresentato: ecco quindi finalmente “Selma”, film diretto da Ava DuVernay, prima regista afroamericana candidata a un Golden Globe, prodotto da Oprah Winfrey, altra donna nera che mai, malgrado ricchezza e successo enormi, ha dimenticato i secoli di ingiurie ai neri americani e che sempre coglie occasioni per abbracciare la loro causa e mantenere vivo il ricordo di “che lacrime grondi e di che sangue”.
Il film racconta un evento fondamentale nella storia dei movimenti antisegregazione, la marcia che vide migliaia di neri e non solo, percorrere a passo lento ed inesorabile gli 80 chilometri che vanno da Selma a Montgomery, nel bel mezzo dell' Alabama, cuore oscuro di quel Sud tradizionalmente ed orrendamente razzista ed assassino. Siamo nel marzo del 1965 - pensate, non in pieno ottocento -, è Governatore quel George Wallace, fascista violento e crudele, cui, anni dopo, qualcuno sparò rendendolo paraplegico ed io dico, anche se non si dovrebbe, che a me non dispiacque per nulla. La successiva sofferenza sperimentata pare lo abbia indotto a chiedere perdono ai neri da lui perseguitati.