A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

martedì 24 febbraio 2015

Il disarmo chimico della Siria

di Alessandro Pascolini (*)

Il 18 agosto 2014 l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha annunciato la completa distruzione delle armi chimiche della Repubblica Araba Siriana (RAS). Nel tragico panorama del 2014, segnato dall’aggravarsi delle relazioni internazionali in tutti i settori e dal divampare o acutizzarsi di conflitti armati in troppi paesi, il disarmo chimico della Siria rimane l’unica nota positiva.
Questo risultato non era assolutamente scontato, vista l’ambizione e complessità del programma, la sanguinosa guerra civile in corso nel paese e le tensioni fra USA e Russia. Il merito del disarmo chimico della Siria in tempi estremamente rapidi va al continuo impegno della comunità internazionale e alla tenacia e competenza dell’OPCW e del segretariato generale dell’ONU, in particolare di Sigrid Kaag, coordinatore speciale della commissione costituita allo scopo.
Specificità del disarmo chimico siriano
Il disarmo chimico della RAS è avvenuto in seguito alla sua adesione alla Convenzione sulle armi chimiche (CWC) il 14 settembre 2013 in un momento di massima tensione internazionale a causa dell’accertato impiego di armi chimiche nel paese.
L’accessione della RAS alla CWC è dovuta all’accordo fra Russia e USA, che ha fissato eccezionali modalità per il piano di disarmo e ha quindi richiesto due passaggi formali: il recepimento da parte del Consiglio esecutivo (EC) dell’OPCW e la conferma del Consiglio di sicurezza (UNSC) dell’ONU (entrambi il 27 settembre).

mercoledì 18 febbraio 2015

Sergio Mattarella, un politico coraggioso per superare la "Seconda Repubblica". Intervista a Giuseppe Matulli

Giuseppe Matulli, politico di esperienza, è stato un importante esponente della Democrazia Cristiana (DC) ed in particolare della corrente di sinistra. Con l'esaurirsi dell'esperienza democristiana, ha partecipato alla fondazione del Partito Popolare Italiano (PPI) e successivamente della Margherita. Nel corso di questa esperienza ha avuto modo di conoscere e collaborare con il neo-Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ciclostilato in proprio ha rivolto a Matulli alcune domande su quelle esperienze e su Mattarella.

Ciclostilato in proprio: quando ed in quale contesto politico ha conosciuto Sergio Mattarella?
Piersanti Mattarella, a destra, con il Presidente della
Repubblica Sandro Pertini.
Matulli: non sembri retorica dire che la prima conoscenza con Sergio Mattarella, sia pure senza un incontro concreto, avvenne nel gennaio 1980 quando con la delegazione della Regione Toscana partecipai a Palermo ai funerali del fratello Piersanti, Presidente della Regione Sicilia, ucciso dalla mafia [6 gennaio 1980, ndr]. Ovviamente non conoscevo personalmente né Piersanti né Sergio, ma sono convinto che, per più motivi, per parlare di Sergio Mattarella e del mio rapporto con lui debba partire dall'assassinio del fratello. E’ infatti Piersanti che segna, per ovvi motivi di età, il rinnovarsi della tradizione politica della famiglia del padre Bernardo Mattarella, autorevole parlamentare che, in collegamento con Luigi Sturzo in esilio, aveva fondato la DC nella Sicilia appena liberata e aveva condotto, in Sicilia, la battaglia per la repubblica nel referendum del 1946. Piersanti era, nel dibattito interno alla DC, un convinto esponente del gruppo di Aldo Moro, quel gruppo di politici ed intellettuali cattolici che furono presi particolarmente di mira dalle Brigate Rosse (oltre allo stesso Moro, Vittorio Bachelet, Roberto Ruffilli. Con Piersanti la mafia precedette le BR). Dunque la tradizione familiare aveva caratteri definiti da battaglie coraggiose. Ma c'è un altro motivo per cui vale il funerale di Piersanti come simbolico incontro con Sergio (pur - ripeto - non conoscendolo allora e non incontrandolo in quella occasione), ed è che troppi elementi e troppe testimonianze confermano che l'impegno politico di Sergio nasce come il dovere di non interrompere l'azione di Piersanti, di riscattare l'impegno politico del fratello annullato dalla violenza mafiosa, con il proprio impegno. Lo stile di Sergio conferma questo dato anagrafico, la sobrietà dei suoi comportamenti ha sempre dimostrato la libertà che nasce da una motivazione superiore e tuttavia tutta politica, perché altamente e nobilmente politico era l'impegno di Piersanti (come del resto della sua tradizione familiare).