A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

giovedì 30 ottobre 2014

"Esatto" è solo un participio. Passato, purtroppo

di Dino Conta

L’Esattore delle tasse è una figura di cui nessuno parla più, è un mestiere che ha resistito per circa 2.000 anni e che ha avuto personaggi celebri che lo hanno esercitato: da quello che sarebbe diventato l’Evangelista Matteo, immortalato dal Caravaggio quando viene chiamato a fare altro, a quello che, seduto dietro ad un tavolino, con lo sguardo chino sui propri fogli, chiedeva perentoriamente “un Fiorino” a Massimo Troisi, sia che quest’ultimo facesse un passo avanti, o uno indietro rispetto alla linea immaginaria davanti alla sua postazione.
A Troisi, in “Non ci resta che piangere”, dopo aver pagato - uno dopo l’altro - ben tre Fiorini, non rimase che mandare a quel paese quel burbero gabelliere (rinunciando a riprendersi una caciotta che gli aveva appoggiato sul tavolino), ma a quanti di noi, da qualche anno a questa parte, è capitato di avere a che fare con un Esattore e di sentirsi davvero minacciati nel caso non si fosse pagato il “debito intimato”?
"Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un Fiorino!":
Massimo Troisi e Roberto Benigni nel film "Non ci resta che piangere" (1984).
Ma qui, occorre subito fare una netta distinzione fra i casi che hanno fatto nascere, e alimentato (in anni recenti) l’immagine di EQUITALIA (ora: la “madre di tutti gli Esattori”) come - alternativamente - distributrice di “cartelle pazze”, o vessatrice di “poveri diavoli”, arrivando perfino ad essere additata come colpevole di induzione al suicidio ed i casi in cui i destinatari delle cartelle rientrano in quella categoria di persone (fortunatamente ancora numerosa) che se non paga una tassa è solo per dimenticanza.
La quasi totalità dei casi che, riecheggiati dalle cronache, sono stati presi a pretesto per indirizzare contro le sedi di EQUITALIA anche clamorose manifestazioni di protesta, hanno riguardato medi, o piccoli, imprenditori, spesso chiamati a pagare oneri contributivi (INPS) o a versare l’IVA che avevano riscosso, o le ritenute erariali alla fonte, che avevano effettuato a carico degli stipendi dei lavoratori e che - per carenza di liquidità - non avevano versato alle scadenze di legge.
Sarebbe interessante (magari lo potremo fare un’altra volta) osservare come il legislatore sia stato tutt’altro che sordo, rispetto alle richieste di questa categoria di Contribuenti i cui debiti - lo si ripete - per lo più derivano dall’aver essi stessi riscosso somme di pertinenza dello Stato (IVA sulle vendite) o trattenuto imposte, o contributi, a carico dei lavoratori dipendenti con l’incarico di versarle all’Erario (trattenute IRPEF, o previdenziali).
C’è, poi, l’altra categoria di contribuenti (quella formata da comuni mortali) entro cui - ugualmente - si annidano i “furbacchioni” la cui vita può non essere poi tanto difficile se non prendono molto sul serio né le scadenze, né le cartelle esattoriali, né le raccomandate (se ritirate).
Nella presunzione che solo occasionalmente questo blog possa esser visitato da persone che passano molta parte del loro tempo per cercare di escogitare ogni maniera per ... pagare meno tasse possibile, non resta che scambiarsi qualche informazione sul perché, al di là di come è connotata la sua figura dalle cronache che fanno “titolo”, molte della frecce che si presume EQUITALIA abbia nella faretra sono, da tempo, spuntate.
La profonda trasformazione della figura dell’Esattore, prende le mosse poco più di 15 anni fa; fino all’emanazione del Decreto Legislativo n. 37/1999 [1] la remunerazione che l’Esattore traeva dal proprio lavoro, infatti, lo copriva anche da un onere ben preciso: quello di versare all’Ente impositore le somme iscritte a ruolo, alle scadenza pattuite, sia che le avesse riscosse o che non le avesse (ancora) riscosse dai contribuenti [2].
Era, quindi, chiaro l’interesse che l’ordinamento poneva in capo all’Esattore: quello di reperire il debitore e spontaneamente, o con i mezzi messi a sua disposizione dalla legge, farsi pagare. Diversamente (nel caso di sua negligenza) all’Esattore non rimaneva altra via che quella di dover registrare una posta negativa nel Conto economico della sua impresa, per un importo pari a quello del credito che lo Stato, o l’Ente Locale, aveva dimostrato di poter vantare verso un Contribuente che ... non aveva preso sul serio la cartella esattoriale.
Ma dall’entrata in vigore di quel Decreto legislativo, non è più così: l’Esattore si è vista radicalmente trasformata la sua funzione: non più quella (potremmo dire) di colui che esige, ma solo di colui che riscuote, incassa e versa allo Stato o agli Enti Locali (solo ciò che ha incassato) [3].
E’ accaduto troppe volte che, nel nostro paese, dopo che era si era diffusa la consapevolezza che un certo sistema aveva prodotto del mostri, si sia preteso di farsi belli buttando via in gran fretta l’acqua sporca contenuta nel vecchio “mastello”, prima ancora di sincerarsi se tutto ciò che si gettava fosse davvero non utile da tenere.
Ecco, quindi, che qualcuno (quasi a voler cancellare la memoria delle imprese dei fratelli Salvo, potentissimi Esattori in Sicilia, e delle Banche che, con loro e dopo di loro, avevano creato un diffuso ed inefficiente sistema), accelerò una riforma cui si accompagnarono una serie di misure che possono esser lette come tese a depotenziare le armi in mano al Concessionario affinché la pretesa impositiva dello Stato, o dell’Ente Locale, fosse effettivamente soddisfatta.
Ma ora, tanto vale - dopo una necessaria premessa - ripercorrere tempi e modi con cui EQUITALIA [4], da tempo è naturalmente incapace anche solo di riscuotere quelle somme che gli Enti Locali - di fronte all’inerzia del Contribuente - si vedono costretti ad iscrivere a ruolo, ogni anno viene richiesta di prorogare la sua inutilmente ingombrante presenza nel campo della riscossione dei crediti dei Comuni.
La premessa (che aiuta, certamente, a capire la totale assenza di una specifica sua vocazione a tutela dei crediti per la cura della cui riscossione i Comuni formano i ruoli) è che:
- EQUITALIA è una società pubblica, posseduta per il 51% dall’Agenzia delle Entrate e per il 49% dall’INPS, i cui crediti - per lo più - sono di rilevante entità;
- i Comuni, che ancora si vedono costretti a fruire dei (non) servizi di EQUITALIA, normalmente affidano alla riscossione mediante ruolo crediti, unitariamente considerati, di modesta entità. Basti pensare alle centinaia di Euro che possono esser rappresentate dall’ammontare di una, o più, contravvenzioni al Codice della Strada non pagate nei termini o (nei pochi casi in cui il Comune riesca ad individuare chi - negli ultimi anni in cui è stata applicata - non abbia pagato l’ICI) quelle che sono di ammontare pari ad un atto di accertamento tributario.
Il fatto è che da tempo chi si trova ad essere debitore nei confronti di un Comune di somme minori di 1.000 Euro, le pagherà solo nel caso abbia una coscienza civica radicata e forte.
Intanto: guai (ma al Comune creditore, non ad EQUITALIA!) se la cartella di pagamento per la somma iscritta a ruolo non sia stata regolarmente notificata al soggetto debitore. Chi fosse irreperibile (o, per abitudine, avesse deciso di non andare mai all’Ufficio Postale a ritirare le lettere raccomandate a lui indirizzate), può stare tranquillo e ... disinteressarsi di tutto il seguito.
Diversamente, se dopo la scadenza della rata (passata senza che il Contribuente abbia messo mano al portafoglio), il Concessionario dovesse scegliere il percorso così detto delle ganasce fiscali (o “fermo amministrativo”) di una autovettura di proprietà del debitore [5], dovrà inviare una comunicazione allo stesso, dandogli 120 giorni di tempo per saldare il debito, nuovamente quantificato e dettagliato.
Decorso infruttuosamente anche questo termine, EQUITALIA deve inviare un preavviso con il quale comunica che - decorsi ulteriori 20 giorni - procederà al “fermo amministrativo”.
Insomma, il timore è che (in modo quasi occulto) si sia affermata una sostanziale modifica di uno dei principi cardine della nostra Costituzione: quello della progressività dell’imposizione, sancito dal secondo comma dell’articolo 53.
L’Esattore per lo Stato, oramai, si presenta prevalentemente sotto mentite spoglie:
- è il Benzinaio, cui paghiamo un corrispettivo per il pieno, che in gran parte rappresenta una tassazione;
- è il Tabaccaio, da cui compriamo le sigarette (e solo quelle, se abbiamo la fortuna di non esser tentati, o affetti, da ludopatia e, quindi, non ci attardiamo a una di quella macchinette mangia soldi, o non ci si fa abbagliare da uno dei tanti “gratta a vinci”, alla portata di tutti nelle Tabaccherie);
- è il Negoziante che (se fa le cose regolari) sa di aver nascosto nel corrispettivo per il quale batte lo scontrino anche una quota, spesso superiore ad un quinto del totale, che dovrà versare allo Stato per IVA;
- è il datore di lavoro che trattiene le ritenute fiscali, a titolo di acconto.
E (a parte il dubbio circa la rispondenza di tutto ciò al principio costituzionale della progressività dell’imposizione) il fatto che l’Esattore ... non esiga più puntualità ... e che dal suo comportamento nessuno esiga di vedere, il prima possibile, veramente soddisfatto il credito della Pubblica Amministrazione, è ancora più strano in un periodo in cui chi si guarda attorno non può non constatare quanto sia crescente la forbice fra i bisogni pubblici e le risorse, fatte affluire ai bilanci dello Stato e delle Autonomie Locali per finanziarli.
Per i Comuni, poi, se chi ha debiti tributari non si presenta, spontaneamente, a pagare sembra proprio che nessuno (non certamente EQUITALIA) si curi di far affluire in Tesoreria quei soldi di cui l’Ente è certo di aver individuato il proprio debitore, quantificato l’ammontare delle somme che gli sono dovute e pazientato (ben oltre la scadenza) per veder effettivamente realizzato il suo credito.
Se questa è la situazione, crediamo sia utile iniziare ad interrogarsi su cosa stanno facendo i Comuni, attraverso la loro Associazione (ANCI), o singolarmente presi, per non veder agire la “prescrizione” su loro legittimi crediti, per la decorrenza dei termini, magari favorita dall'inerzia di EQUITALIA, per la quale i ruoli dei Comuni sembrano rappresentare solo un fastidio. Specie da quando l’ordinamento non pone più il soggetto cui sono affidati (un tempo era l’Esattore) in una posizione di “solidarietà passiva” con il Contribuente nei confronti del Comune impositore.
E i Comuni come si sono attrezzati per stare “col fiato sul collo” a chi è incaricato di riscuotere i propri crediti?
Ma su questo, potrà far luce chi opera nei Comuni.


Note
[1] Decreto Legislativo 22 febbraio 1999, n. 37 “Riordino della disciplina della riscossione mediante ruolo, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettere a) e c) , della legge 28 settembre 1998, n. 337”. Il Decreto - lo si nota di passaggio - reca le firme di: D'Alema, Presidente del Consiglio dei Ministri, di Visco, Ministro delle Finanze e di Ciampi, Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica.
[2] Si parlava, allora, dell’obbligo del “non riscosso per riscosso”.
[3] Basta ricordare in proposito la stessa denominazione che, per effetto del Decreto-Legge 30 settembre 2005, n. 203 “Misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria”, assume il Concessionario unico nazionale con cui viene riportato in mano pubblica il sistema: Riscossione S.p.A.. Praticamente, l’Agenzia delle Entrate e l’INPS si erano viste affidare il servizio e lo avrebbero gestito tramite la società Riscossione S.p:A., a capitale interamente pubblico. Il Decreto recava le firme di: Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, e di Tremonti, Ministro dell’Economia e delle Finanze.
[4] EQUITALIA nasce, all’inizio del 2007, dalla trasformazione di Riscossione S.p.A. e si vede affidati compiti e funzioni per effetto del Decreto-Legge 4 luglio 2006, n. 223 “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale”. Il Decreto, che recava le firme di Prodi, Presidente del Consiglio dei Ministri, di Padoa Schioppa, Ministro dell’Economia e delle Finanze, e di Bersani, Ministro dello Sviluppo economico, fu convertito con modificazioni dalla Legge 4 agosto 2006, n. 248.
[5] Cosa che presuppone la consultazione del Pubblico registro automobilistico (PRA) e l'ovvia individuazione dell’esistenza del mezzo.


Per saperne di più
> Ultimo provvedimento di legge in materia fiscale: Legge 11 marzo 2014, n. 23 "Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita"
> Ministero dell'Economia e delle Finanze, "Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all’evasione fiscale, sui risultati conseguiti nel 2013 e nell’anno in corso, nonché su quelli attesi, con riferimento sia al recupero di gettito derivante da accertamento all’evasione che a quello attribuibile alla maggiore propensione all’adempimento da parte dei contribuenti (art. 6 del decreto legge 24 aprile 2014 n. 66)" (1.10.2014)

Rassegna stampa
E se il problema non fosse Equitalia? di Tommaso Ederoclite (Linkiesta, 12.5.2012)
Gli italiani e le regole, di Alfio Squillaci (Linkiesta, 12.2.2013)
> L'ossessione dell'Evasione, di Massimo Famularo (Linkiesta, 21.9.2013)
> Riforma tributaria: cambia poco, ma in meglio, di Gilberto Muraro (lavoce.info, 4.3.2014)
> Più moralità fiscale contro l’evasione, di Antonio Filippin e Carlo Fiorio (lavoce.info, 5.5.2014)
> Come dimezzare l’evasione in tre anni, di Vincenzo Visco (lavoce.info, 11.6.2014)
> False residenze e paradisi fiscali, la mappa dell’evasione italiana, di Fiorenza Sarzanini (Corriere della Sera, 3.8.2014)
Stradari, numeri civici e tracciabilità totale offensiva a tappeto contro l'evasione fiscale, di Roberto Petrini (la Repubblica, 26.9.2014)
Fisco: "Mai più condoni, ogni anno evasi 91 miliardi" (la Repubblica, 1.10.2014)
> Dal rapporto antievasione una bocciatura per i condoni, di Marco Mobili (Il Sole 24 Ore, 2.10.2014)
> Fisco, per avere meno evasione, servono più conflitti (d’interesse), di Alberto Brambilla (Corriere della Sera, 3.10.2014)
Svolta sull'Iva per far emergere 2-3 miliardi di evasione (la Repubblica, 3.10.2014)
> Se gli illeciti sono sempre «degli altri», di Lionello Mancini (Il Sole 24 Ore, 6.10.2014)
> Da Bersani e Visco «una riforma di sinistra». Il recupero dell’evasione per 15 miliardi da destinare a poveri e ceto medio, di Francesco Di Frischia (Corriere della Sera, 9.10.2014)
Perché si evadono le tasse? Perché è facile farlo, di Thomas Manfredi (Linkiesta, 15.10.2014)
> L'Iva traccia la rotta dell'antievasione, di Marco Mobili (Il Sole 24 Ore, 20.10.2014)
Lotta all'evasione: ai Comuni 17.891.496 per il contributo 2013 (Il Sole 24 Ore - Enti Locali, 29.10.2014)

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