di Cristina Pucci
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CinemAnemico: rassegna "popoli sotto assedio". |
La Casa Del Popolo Di Settignano (tutto maiuscolo perché è davvero Maiuscola ), luogo vivo, caotico, musicale, rumoroso, pieno di gente che va e che viene, di ragazzi dall'aria scaruffata e non solo che chiacchierano bevendo birra ed altro, sull'uscio o all'interno, ha una essenza di vera socialità che conforta e scalda l'anima in questi tempi di i-pad, i-phone, tv e solitudini disperate. E poi a ottobre vi inizia il "CinemAnemico", le sue programmazioni consentono a cinefili e non di vedere film non altrimenti visionabili; film belli sempre, spesso anche premiati nei Festival canonici, ma senza distribuzione nelle nostre sale; si vedono in lingua originale, i sottotitoli li mette, con qualche aiuto, Simone Innocenti, un geniaccio che, quando non fa il muratore, il suo lavoro, dedica il suo tempo a visionare filmati di ogni luogo. I film e i temi che sceglie sono sempre encomiabili, mai lievi per evadere, ma sempre realistici per far conoscere, dedicati a chi, lontano dal nostro Occidente ricco ed impari, non ha, a chi scappa, a chi viene ucciso, a chi viene perseguitato e oppresso. Si cena pure se si vuole, per una cifra assolutamente modica, 8 euro, bevuta compresa. Cucinano "quelle donne", benedette donne!
"Popoli sotto assedio" è il titolo del primo ciclo, si inizia (3 ottobre) con "Omar", film interamente palestinese, soldi, interpreti, ambientazione, il regista è Hany Abu-Assad , palestinese che vive in Olanda, già noto e candidato all'Oscar con "Paradise now", e anche questo lo è stato; a Cannes ha vinto applausi scoscianti e un premio della giuria. Un bel film, un film straziante, che ti lega al pensarci e ripensarci. Una storia d'amore delicata e potente ci mostra momenti di leggerezza possibili, ma l'assedio appunto, l'occupazione della Cisgiordania da parte degli Israeliani, ha creato un tale clima di odio da rendere predominante e sovrana solo la distruttività, impensabili gioia, amore e vita normale, inesistenti strade e case normali, alberi magari o qualche fiore. I luoghi sono di grigio cemento da cui fuoriescono i pezzi di ferro che lo rendono armato, le strade sono strettissime, spoglie, veri budelli irriconoscibili e indistinti, un altissimo muro separa due parti della città, penzola una corda qua e là: è con essa che Omar si arrampica, con baldanza ed incoscienza giovanili all'inizio, per andare di là a trovare la sua Nadia, dopo qualche tempo e terribili e ripetute esperienze di carcerazione e torture e sevizie psicologiche e tradimenti da varie parti non gli riesce più tirarsi su con quella corda, pare aver perso forza, vitalità e capacità di infuturazione.