A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

giovedì 27 novembre 2014

Il voto in Emilia-Romagna (ed in Calabria): una prima analisi

di Antonio Floridia (*)

Per cercare di capire cosa è accaduto nelle elezioni Regionali 2014 in Emilia-Romagna, è bene partire dai numeri: la tabella seguente sintetizza i dati per le maggiori forze politiche, a partire dalle Regionali del 2010, passando per le Politiche del 2013 e le Europee 2014.

Emilia-Romagna: risultati elezioni dal 2010 al 2014

Regionali
2010
Politiche
2013
Europee
2014 (B)
Regionali
2014 (A)
differenza
Europee-Regionali 2014 (B-A)
votanti
2.357.733
68,10%
2.740.478
82,10%
2.390.402
70,00%
1.304.841
37,70%
-1.085.561
Partito Democratico
857.613
40,60%
989.810
37,05%
1.212.392
52,52%
535.109
44,52%
-677.283
Movimento
5 Stelle
126.619
6,00%
658.475
24,65%
443.936
19,23%
159.456
13,26%
-284.480
Forza Italia / PdL
518.108
24,55%
434.534
16,27%
271.951
11,78%
100.439
8,36%
-171.512
Lega Nord
288.601
13,67%
69.108
2,59%
116.394
5,04%
233.439
19,42%
+117.045
SEL / altri sinistra
96.641
4,57%
128.942
4,82%
93.964
4,07%
83.521
6,94%
-10.443
Italia dei Valori
136.040
6,44%

8.608
0,37%



La chiave di tutto, naturalmente, sta nell’andamento delle astensioni; ma è un dato, esso stesso, che ha bisogno di un’interpretazione politica.
Alle Regionali 2014 hanno votato un milione e 85 mila elettori in meno, rispetto alle Europee 2014. La prima domanda da porsi, dunque, è la seguente: chi sono questi elettori e come avevano votato “prima”?
Una risposta più precisa verrà sicuramente dalle analisi dei “flussi”: una metodologia che ha bisogno, per essere applicata, dei dati a livello di sezione elettorale. Nei prossimi giorni è probabile che l’Istituto Cattaneo di Bologna renderà noti gli esiti di questa analisi. Qui possiamo solo, sommariamente, interrogare i dati aggregati: e una prima stima può esser fatta in chiave “controfattuale”. Ossia, ci si può chiedere, ipoteticamente: se gli astenuti si fossero distribuiti omogeneamente, tra le diverse forze politiche, sulla base dei risultati delle Europee, che risultati avremmo dovuto aspettarci?
Stefano Bonaccini (a sinistra) e Mario Oliverio (a destra),
nuovi presidenti di Emilia-Romagna e Calabria.
Cominciamo dal Partito Democratico (PD), che alle Europee 2014 ottenne il 52%: se i nuovi “non votanti” avessero rispecchiato questa proporzione, il PD avrebbe dovuto prendere circa 570 mila voti in meno. In realtà, ne ha presi quasi 680 mila in meno. E’ un primo indizio: l’astensionismo riguarda una fetta importante di ex-elettori del PD, ed è un’astensione molto più alta di quella ipoteticamente “fisiologica”.
Lo stesso vale per il Movimento 5 Stelle (M5S): 284 mila voti in meno. Se si fosse rispecchiata la proporzione avrebbe dovuto prendere circa 210 mila voti in meno. E lo stesso vale per Forza Italia (FI): 170 mila voti in meno, a fronte di 130 mila voti in meno “virtuali”.
Se sommiamo i voti in meno di queste tre forze politiche raggiungiamo il calo complessivo dei votanti. Anzi: lo superiamo. Il che vuol dire che qualcun altro guadagna, anche in cifre assolute. E questo qualcun altro è la Lega: con 233 mila voti raddoppia il voto delle Europee 2014, che invece, sulla base di un astensionismo omogeneamente distribuito avrebbe dovuto “perdere” oltre 50 mila voti.
Infine, l’area della sinistra (da notare che Sinistra Ecologia Libertà-SEL era nella coalizione con il PD, mentre la lista “L’altra Emilia”, di area “Tsipras”, era fuori dalla coalizione): perdono 10 mila voti, ne avrebbero dovuto perdere quasi 45 mila, e quindi si può parlare di una buona tenuta.
I dati, quindi, sono abbastanza chiari: una massiccia “fuga dalle urne” che ha colpito pesantemente il PD, ma anche - in misura minore - il M5S e FI. Di contro, una netta avanzata della Lega: analisi più specifiche diranno se si tratta di ex-elettori di FI o anche - come è possibile - di ex-elettori del M5S. Le uniche variazioni in positivo, e in cifre assolute, sono quelle relative alla Lega.
Restano naturalmente tutte le valutazioni politiche del caso.
Il primo elemento è quello di una conferma (che avevamo già segnalato in un nostro intervento sul voto del maggio 2014): siamo entrati in una fase di aperta “turbolenza” ... l’elettorato italiano è privo, oramai, di riferimenti stabili, “sbanda” paurosamente da un’elezione all’altra, e - ovviamente - tra le opzioni possibili rientra perfettamente quella del non-voto. A distanza di pochi mesi, il 55% degli elettori emiliani del PD alle Europee 2014 hanno ritenuto che non valesse la pena confermare questo voto alle Regionali 2014. Una conferma del fatto che il voto europeo, e quel famoso 40%, era un voto che veniva da un elettorato dalla fedeltà debole, molto condizionato dal clima d’opinione creatosi in quelle poche settimane che hanno separato il voto dall’ascesa al potere di Matteo Renzi.
Il secondo elemento: Renzi è “divisivo” ... è più forte di lui, più forte dei consigli benevoli che gli dà Ezio Mauro su la Repubblica ... Non ce la fa proprio: ha bisogno di un “nemico” ... deve essere sempre su di giri, trovare il capro espiatorio, alimentare la sua narrazione populista ... Ma non sempre funziona: i 70 mila iscritti alla FIOM emiliana, quelli che reggono un settore ancora vitale come la gloriosa industria meccanica emiliana, come l’avranno presa? E i tanti iscritti alla gloriosa SPI emiliana, non si saranno sentiti - quanto meno - un po’ disorientati?
Il terzo elemento: molti dicono, “erano elezioni ‘isolate’, senza copertura mediatica nazionale, c’erano stati gli scandali, i candidati erano deboli, ecc..” ... tutto plausibile ... Ma rimane un dato di fondo: la gente non va a votare se non c’è più il battage televisivo ... vero ... ma se ne deduce, quindi, che i partiti non ci sono più ... La gente non vota solo, o tanto, contro i partiti, ma anche perché non incontra più i partiti sulla sua strada, nei quartieri in cui vive, nel luogo di lavoro. Non possiamo immaginare che, nella stessa Emilia-Romagna o in Toscana, quando votava il 95% degli elettori, questi fossero tutti super-informati e politicizzati, pieni di senso civico, attenti al “bene comune” ... ecc. No, votavano in tanti perché i partiti c’erano materialmente sul territorio, si incarnavano nella figura del militante o anche del semplice simpatizzante che coinvolgeva anche l’elettore meno informato e meno interessato alla politica. Non essendoci più partiti, la scena è ovviamente occupata (o lasciata vuota) dai mass-media ... E quindi, oggi, il voto è più che mai “mobile”, “qual piuma al vento” ...
Una conferma indiretta ci viene dalla derelitta Calabria: anche lì, percentuali basse, ma - incredibile a dirsi: un inedito nella storia elettorale italiana - superiori a quelle emiliane ... Come si spiega? può sembrare paradossale: ma proprio perché, in Calabria, il voto è molto legato alla scambio particolaristico, al legame clientelare e personale, questo tipo di voto “regge” molto di più. Verrebbe da fare un elogio della “vecchia” politica ... almeno in Calabria abbiamo dei candidati che si danno da fare per convincere qualcuno ad andare a votare ... E’ un triste paradosso, naturalmente: ma se non si mette mano ad una ricostruzione seria dei partiti, questo andazzo non promette nulla di buono.

* Antonio Floridia è Responsabile dell'Ufficio e dell'Osservatorio elettorale della Regione Toscana; dal 7 marzo 2014 è Presidente della Società Italiana Studi Elettorali (SISE).

Vedi anche: Considerazioni sull'esito del voto europeo ed amministrativo del 25 maggio e 8 giugno (19.6.2014)


Analisi dei flussi elettorali
- Centro Italiano Studi Elettorali: Regionali Emilia-Romagna: record storico di astensioni, ma i rapporti di forza rimangono inalterati a vantaggio del PD, di Nicola Maggini
- Istituto Cattaneo: Elezioni regionali 2014 - Chi ha vinto, chi ha perso, di Gianluca Passarelli
- Istituto Cattaneo: Elezioni regionali 2014 - Un crollo atteso ma non per questo meno preoccupante, di Dario Tuorto
- Istituto Cattaneo: Elezioni regionali Emilia-Romagna 2014 - I flussi elettorali a Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma, di Piergiorgio Corbetta, Andrea Pedrazzani, Luca Pinto e Rinaldo Vignati

Rassegna stampa
- Emilia-Romagna, un simbolo che si spegne, di Pierluigi Battista (Corriere della Serra, 24.11.2014)
Quanto pesano le urne vuote in una tornata elettorale per niente neutra, di Stefano Folli (la Repubblica, 24.11.2014)
- L’astensione record in Emilia-Romagna minaccia il futuro della democrazia, di Gerhard Mumelter (Internazionale, 24.11.2014)
- Democrazia è partecipazione, di Valentino Larcinese (lavoce.info, 25.11.2014)
- Pochi alle urne, ma il premier ora è più forte, di Federico Geremicca (La Stampa, 25.11.2014)
- Il voto di chi non vota, di Angelo Panebianco (Corriere della Sera, 25.11.2014)
Le 24 ore che hanno cambiato la legislatura, di Stefano Folli (la Repubblica, 25.11.2014)
- Quando l'elettore non fa più atti di fede: così la Calabria si scopre più rossa dell'Emilia, di Ilvo Diamanti (la Repubblica, 25.11.2014)
Due trionfatori: Salvini e Oliverio, di Piero Sansonetti (Cronache del Garantista, 25.11.2014)
- Ridicolo il tentativo di intestarsi i voti di chi non è andato a votare, di Sergio Soave (Italia Oggi, 26.11.2014)
- Un antidoto allo sciopero delle urne, di Piero Ignazi (la Repubblica, 26.11.2014)

1 commento:

  1. Floridia, a differenza di altri presunti esperti anlaisti del voto, ha il merito di confrontare la recente elezione regionale in Emilia con le lezioni europee di maggio. Questo raffronto non è importante solo perchè il più ravvicinato ma soprattutto perchè consente di confrontare due elezioni svoltesi in una sola giornata; le elezioni precedenti (politiche 2013 e regionali 2010) si svolsero infatti nel consueto giorno e mezzo. Non che questo debba far considerare meno grave il fenomeno dell'astensione (comunque in parte dovuta anche a questo); ma certo un pò di onestà intellettuale da parte di chi pretende di spiegare il fenomeno sarebbe opportuna. Ciò detto mi convince poco la spiegazione (e mi limito all'Emilia) che Floridia da dell'astensione. Sostenere che 680mila voti in meno al PD in 6 mesi siano colpa o merito della FIOM o dello SPI mi sembra francamente eccessivo. Sottolinerei piutttosto il fatto che, oltre che la mancanza di un traino nazionale, le elezioni si siano svolte con un vincente troppo "annunciato". Nessun candidato della destra, nè il candidato dei 5 stelle poteva seriamente essere considerato competitivo. E penso sia innegabile che la partecipazione al voto sia stata negli ultimi vent'anni significativamente alta grazie alla grande contrapposizione frontale fra i due schieramenti principali. Tramontato Berlusconi, il ruolo di nemico del PD sembrava averlo preso il Movimento 5 stelle e il grande successo del PD alle europee di maggio è stato spiegato in gran parte come voto non "per" il PD ma come "paura" verso il Movimento di Grillo. Poichè questo Movimento non rappresenta ora più uno spauracchio, la partecipazione scema. Per cui, se è da condividere l'auspicio di Floridia che rinascano partiti radicati e democratici, nel breve periodo mi sembra ancora più rilevante che sorga una seria alternativa al PD e a Renzi: prima di tutto per il bene del PD e di Renzi, oltre che del Paese. A nessuno fa bene la mancanza di competizione.

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