A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

lunedì 18 maggio 2015

Il sistema elettorale del Regno Unito e l'Italicum: intervista ad Antonio Floridia

Nelle scorse settimane il dibattito sui meccanismi elettorali ed i loro effetti si è fortemente ravvivato, sia in seguito all’approvazione in via definitiva - tra le polemiche - della legge di riforma per l’elezione della Camera dei Deputati (Italicum, 4 maggio), sia per il successivo esito delle elezioni per il rinnovo della Camera dei Comuni nel Regno Unito (7 maggio). Non pochi commentatori, a partire dall’attuale Presidente del Consiglio, non hanno mancato di sottolineare come nel Regno Unito si sia definita “la sera delle elezioni” nuova maggioranza conservatrice per la formazione del Governo, pur con il favore di solo il 36,9% dei voti. «In Italia con l'Italicum con il 36% dei voti si va al ballottaggio. Quanta superficialità e studiata disinformazione c'è stata nel dibattito sulla legge elettorale», si è affrettato a commentare Matteo Renzi. Concetto ripreso in un ampio articolo del prof. Roberto D’Alimonte, uno degli esperti di flussi e sistemi elettorali che ha collaborato alla definizione dell’Italicum.
2 aprile 2015: dibattito televisivo tra i leader dei principali partiti in vista delle elezioni nel Regno Unito.
Da sinistra: Natalie Bennett (
Green Party), Nick Clegg (Liberal Democrat), Nigel Farage (UKIP),
Ed Miliband (
Labour), Leanne Wood (Plaid Cymru),
Nicola Sturgeon (SNP), David Cameron (Conservative, Premier uscente).
Per capire qualcosa in più su somiglianze e differenze tra i due sistemi abbiamo rivolto alcune domande ad Antonio Floridia, attualmente Presidente della Società italiana studi elettorali (SISE).

Ciclostilato in proprio: il sistema elettorale vigente nel Regno Unito e l’Italicum sembrano accomunati dall’intenzione di trasformare i voti espressi dai cittadini in seggi in modo che, al termine dello scrutinio, il Parlamento sia in grado di esprimere una maggioranza di governo chiara e stabile. Ciò avviene abbandonando l’impostazione “proporzionalista” che punta a rappresentare quanto più fedelmente possibile gli orientamenti politici dell’elettorato. Come avviene nei due sistemi questa commutazione di voti in seggi?
Floridia: è vero che sia il sistema elettorale inglese che il nuovo Italicum, nel tradurre i voti in seggi, producono un effetto “disproporzionale”, ma le similitudini finiscono qui. Quello britannico (com’è noto, un sistema maggioritario a turno unico con collegi uninominali, detto “plurality”, o anche “winner-takes-all”, dove viene eletto chi arriva primo e gli altri voti “si perdono”, ovvero non eleggono rappresentanti) è un sistema elettorale “classico”, secolare, con i suoi pregi e i suoi lati problematici, ma con una logica chiara. Il nostro nuovo Italicum è invece un monstrum inedito, che a mio parere produrrà molti effetti imprevisti e anche perversi, che appartiene ad una “famiglia” del tutto diversa di sistemi elettorali, quelli che prevedono un “premio di maggioranza”, su un voto di lista. Mentre, nel primo caso, l’effetto “disproporzionale” nasce come effetto aggregato “dal basso”, frutto della competizione in ben 650 piccoli collegi uninominali, l’Italicum trasforma invece l’intero Paese in un unico mega-collegio, con una competizione di tipo plebiscitario, legata ai “capi” della coalizione. Nel Regno Unito, certo, contano i leader dei partiti, ma per vincere bisogna saper “battere” ogni angolo di tutti i collegi, saper mettere in campo candidati locali forti e rappresentativi, avere radici nelle realtà locali, sapersi legare a quella che si definisce la propria costituency. In Italia, potrebbe accadere che due partiti che abbiano ciascuno poco più del 20%, dopo il ballottaggio, si ritrovino ad avere  il 55% dei seggi. Insomma: fa parte un po’ del nostro provincialismo pensare che adesso, in Italia, ci siamo inventati un sistema elettorale che “gli altri ci copieranno” ... Sciocchezze, mi permetto di dire.
Ciclostilato in proprio: una differenza sostanziale tra il sistema del Regno Unito e l’Italicum appare quella della selezione della rappresentanza politica. Nel primo vi è un forte legame tra gli eletti e gli elettori, nei singoli collegi, legame che invece nei meccanismi dell’Italicum appare assai labile, se non inesistente. E’ corretta questa impressione? E, nel caso dell’Italicum, quali sono i meccanismi più discutibili su questo punto?
Floridia: la notte delle elezioni ho seguito lo spoglio sulla BBC. Un vero spettacolo di democrazia: le urne vengono tutte raccolte in un grande salone, spesso una palestra, e le schede contate. Alla fine, il presidente della commissione elettorale sale un palchetto, con tutti i candidati del collegio allineati alle sue spalle, legge i risultati e proclama l’eletto. In genere, si vince con circa 25-30 mila voti: i collegi sono piccoli e l’eletto “rappresenta” bene il collegio, dopo una competizione serrata sul territorio, legandosi alla sua constituency. I partiti sono indotti alla coesione interna: devono saper scegliere il candidato “giusto” per quel collegio: e infatti, in Gran Bretagna, i partiti ci sono, più o meno in salute, ma nessuno si sogna di metterne in discussione il ruolo e la funzione. Il punto essenziale lo si può esprimere in questo modo: il principio dell’eguaglianza del voto si esprime attraverso il peso eguale che ogni voto esercita. Gli elettori di un collegio sanno quali sono le regole del gioco e si regolano di conseguenza: possono esprimere un voto “sincero”, anche per un candidato destinato alla sconfitta, ma possono scegliere un voto “strategico”. E’ quello che è successo in quest’occasione: in attesa di leggere studi più approfonditi, la chiave del successo dei conservatori mi pare si possa dire che vada cercata nella scelta di molti elettori ex-liberaldemocratici. Di fronte al rischio che un successo degli indipendentisti dell’UKIP indebolisse i conservatori, permettendo così ai candidati laburisti di vincere, molti elettori liberali hanno scelto “the second best”. D’altra parte, in Scozia, è accaduto qualcosa di diverso, e qui forse hanno pesato gli errori dei laburisti: di fronte ai sondaggi che accreditavano un parlamento senza maggioranza, e alla possibilità che l’unica coalizione possibile fosse quella tra lo Scottish National Party e il Labour Party (tesi alimentata abilmente dallo stesso SNP), molti elettori laburisti scozzesi hanno valutato che lo spostamento del voto dal Labour Party allo SNP fosse un’opzione possibile, non molto “costosa” e che non andava a vantaggio dei conservatori. Come che sia, siamo di fronte ad una dinamica politica e competitiva che si sviluppa in ogni angolo del Paese, con i candidati a caccia dei voti e i loro partiti alle spalle a sostenerli. E questo crea una forza e una rappresentatività degli eletti che in Italia non c’è.
Ciclostilato in proprio: i fautori dell’Italicum sostengono che il nuovo sistema sarebbe migliore di quello del Regno Unito perché consentirebbe di pervenire ad una maggioranza di governo certa e stabile “la sera delle elezioni” con un premio in seggi meno cospicuo, e quindi con una distorsione minore tra voti e seggi meno accentuata. Come stanno le cose? Ed è davvero così importante che le elezioni esprimano subito una maggioranza chiara, senza alcuna ulteriore mediazione parlamentare?
Floridia: il sistema inglese non garantisce a priori che “la sera delle elezioni” ci sia un vincitore: è questa la principale differenza con l’Italicum e su questo punto dissento totalmente da D’Alimonte. Quella inglese è una classica democrazia parlamentare: e i parlamenti esistono in quanto sono luoghi di mediazione e di rappresentanza. Sono stati gli elettori, con le loro scelte, a dare una maggioranza ai conservatori. Il timore di un parlamento “appeso”, senza maggioranza, ha favorito lo spostamento dei voti dai liberali ai conservatori, ma nessuno nel Regno Unito avrebbe fatto un dramma se si fosse dovuto ricorrere ad una coalizione post-elettorale, cercata e formata in parlamento. D’Alimonte ha ragione quando sottolinea gli effetti “disproporzionali” del sistema inglese (o di quello francese): i conservatori, con il 36,9% dei voti, hanno il 51% dei seggi; i laburisti, con il 30,4% dei voti, il 36% dei seggi e i nazionalisti scozzesi, con il 4,7%, l’8,9% dei seggi. Viceversa, i liberali, con l’8% dei voti, hanno ottenuto l’1,3% dei seggi e gli indipendentisti dell’UKIP, con il 12,6% dei voti un solo seggio. Ne conclude che il sistema inglese, puntando sulla “governabilità”, penalizza la rappresentatività: al contrario, questa risulterebbe meno penalizzata dal nuovo sistema italiano. Qui c’è un punto di radicale diversità con l’Italicum: è vero, come sostiene D’Alimonte, che in Italia, il partito vincente si ferma comunque al 54% dei seggi, e che tutti (anche un “UKIP” italiano avrebbe ottenuto una rappresentanza) ma quello che inquieta - e potrebbe aprire la via ad effetti perversi e imprevisti - è la previsione di un ballottaggio senza apparentamenti: i due partiti che vanno al ballottaggio potrebbero essere entrambi intorno al 25%: in questo caso, la “disproporzione” risulterebbe molto più pesante. E il deficit di legittimazione potrebbe risultare molto elevato, specie in presenza di un basso livello di partecipazione al ballottaggio.
Ciclostilato in proprio: tra le intenzioni dell’Italicum c’è anche quella di favorire il formarsi anche in Italia, come nel Regno Unito, di un sistema politico articolato in pochi partiti, meglio se bipolare o addirittura bipartitico. Ma quel è la situazione reale nel Regno Unito? E, ammesso che sia auspicabile, questa aspettativa riposta nell’Italicum può realisticamente determinarsi con i nuovi meccanismi della legge?
Floridia: il prof. D’Alimonte scommette sulla dinamica bipolare e bipartitica che prima o poi si produrrà, attraverso gli effetti di apprendimento e di coordinamento strategico indotti dalle nuove regole del gioco. A me sembra che questo ragionamento sia troppo meccanico: gli “effetti” bipartitici dell’Italicum, se mai potranno agire, saranno ben largamente compensati da altre “variabili” storiche ed empiriche: prime fra tutte, l’italica propensione al trasformismo, combinata con la totale assenza di partiti in grado di svolgere le classiche funzioni che essi hanno svolto nella storia delle democrazie parlamentari. E, al momento, appare quanto meno altrettanto fondata una previsione di segno opposto: l’incentivo a creare un sistema politico di impronta neo-centrista, con un partito-pivot o un partito-tenda sotto le cui insegne si accalcheranno tutte le più svariate aggregazioni del potere notabilare (con le prevedibili conseguenze sulla qualità della tanto agognata “governabilità”). Da questo punto di vista, potremo assistere ad un inconsueto “esperimento” politologico “sul campo”: vedremo quale previsione si rivelerà più fondata.
4 maggio 2015: l'esito del voto a scrutinio segreto
con cui la Camera dei Deputati ha approvato l'Italicum.
Ciclostilato in proprio: la discussione attorno alla nuova legge elettorale è stata fortemente condizionata nell’ultimo anno dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità del premio di maggioranza senza soglia e delle lunghe liste di candidati per ogni collegio che caratterizzavano la previgente legge elettorale (Porcellum, approvata dalla maggioranza di centro-destra nel 2006). Ciò ha imposto, in modo del tutto inedito per una legge elettorale, una scrittura della riforma “quasi sotto dettatura” del giudice delle leggi ed un dibattito a tratti venato di forti accenti giuridico-formali. Ma quali sono invece gli aspetti “sistemici” auspicati ed eventualmente possibili dell’Italicum? Quali comportamenti possono essere indotti nel corpo elettorale dai meccanismi - alcuni oggettivamente poco chiari - del nuovo sistema?
Floridia: a mio parere i critici dell’Italicum che puntano sulle distorsioni della rappresentanza sbagliano bersaglio e si espongono ad obiezioni come quella di D’Alimonte. E c’è anche, a mio avviso, in molti critici dell’Italicum, un eccesso di formalismo giuridico: che l’Italicum sia “costituzionale” o meno lasciamolo decidere, eventualmente, alla Corte costituzionale, che peraltro non è infallibile. Se si sposta il dibattito e la critica su questo terreno, non se ne esce più. Il terreno giuridico non è il campo delle verità, ma delle interpretazioni. Molto più produttivo un dibattito sugli effetti “sistemici”, le implicazioni e le conseguenze di un sistema elettorale. E, come appena detto, non è affatto scontato che il “premio” ad una singola lista produca, per incanto, che si organizzi un’altra “lista” competitiva. E’ possibile, ad esempio, che si produca una situazione non competitiva, con un mega-partito centrale/centrista e una gran numero di “cespugli” attratti dalla soglia bassa al 3%, formalmente d’opposizione, ma in realtà pronti a contrattare il sostegno al Governo. Immaginiamo uno scenario (che tra l’altro è quello più plausibile, stando ai sondaggi): un partito che si ferma al 35%. Si va al ballottaggio: non essendo possibili alleanze tra il primo e il secondo turno, un piccolo partito che supera la soglia e conquista un gruppo di deputati (formalmente appartenenti al 45% dei seggi che vanno alle opposizioni), in che modo potrà cercare di influire sul ballottaggio? Contrattando uno scambio col “partitone” di governo ... ma i suoi seggi, ufficialmente, erano stati assegnati come parte dei seggi di minoranza ... Insomma, un gran pasticcio trasformista. E ancora: si dice che così non avremo più le coalizioni confuse del passato ... che non torneranno più i tempi dell’Unione di Prodi, con le sue dodici liste ... Ma chi ci dice che, al posto delle coalizioni omnibus, non avremo ora le liste “piglia-tutti”, che imbarcano e imbucano tutto e il contrario di tutto, pur di toccare quel 40% che fa evitare il ballottaggio e concede il premio? L’Italicum, infine, - ed è forse la questione più grave e inquietante, su cui sarà bene tornare - mentre si discutono le altre riforme costituzionali - introduce una presidenzializzazione surrettizia, e - visto insieme alle altre riforme costituzionali  in cantiere - introduce un “premierato assoluto”, senza pesi ed equilibri costituzionali. Per di più, quella che si configura è una dialettica tra un “partito governativo” per vocazione (che attrae tutti i gruppi di potere locale sotto il suo ombrello), e gli “anti-sistema”, Grillo o Salvini che siano. Insomma, se guardiamo ai possibili effetti “sistemici”, mi sembra che la visione ottimistica che stanno diffondendo i sostenitori dell’Italicum non abbia molto fondamento ... Ma staremo a vedere ... visto che abbiamo parlato del Regno Unito, possiamo dire che “the proof of pudding is in eating”: la prova del budino sta nel mangiarlo ...


Vedi anche:
A proposito di legge elettorale, la legge Acerbo (3.2.2014)
Nuova legge elettorale, opinioni a confronto (5.2.2014)
I quattro limiti dell'Italicum e il «modello toscano» (17.3.2014)

Per saperne di più
- Risultati delle elezioni della Camera dei Comuni del Regno Unito (7 maggio 2015): il sito della BBC, il sito del The Guardian
- Il sito del Parlamento del Regno Unito
- la sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014
- Italicum: Legge 6 maggio 2015, n. 52 "Disposizioni in materia di elezione della Camera dei Deputati"
- Cosa cambia con il nuovo sistema elettorale (infografica a cura della Camera dei Deputati)
- Documenti acquisiti nel novembre 2014 in merito alla riforma della legge elettorale per la Camera dei Deputati nel corso delle audizioni di alcuni esperti da parte della Commisssione Affari istituzionali del Senato della Repubblica (Ceccanti, Silvestri, Azzariti, Scaccia, Mazzella, Floridia, Passigli, Besostri, Luciani, Calderisi, Barbera)
- Documenti acquisiti nell'aprile 2015 in merito alla riforma della legge elettorale per la Camera dei Deputati nel corso delle audizioni di alcuni esperti da parte della Commisssione Affari istituzionali della Camera dei Deputati (Barbera, Fusaro, Spadacini - da Forum di Quaderni Cosituzionali)
- Disposizioni in materia di elezione della Camera dei Deputati (A.C. 3 e abb. bis-B) - Schede di lettura (Dossier del Servizio studi della Camera dei Deputati, n. 98/3, 1° aprile 2015)
- Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per l'informazione e l'editoria: sondaggi politici ed elettorali
- Società italiana studi elettorali (SISE)
- Centro italiano studio elettorali (CISE)

Rassegna stampa
- I padroni del voto di tutti, di Michele Ainis (Corriere della Sera, 24.1.2015)
Mattarella presidente, Villone: “Italicum incostituzionale, capo dello Stato lo dirà”, di Silvia Truzzi (il Fatto Quotidiano, 31.1.2015)
Una legge elettorale che non rispetta la reale maggioranza, di Valerio Onida (Corriere della Sera, 10.3.2015)
Il Regno Unito oltre il bipartitismo, di Andrea Pipino (Internazionale, 3.4.2015)
Italicum, è ora di diventare una democrazia adulta, di Francesco Cancellato (Linkiesta, 16.4.2015)
Italicum: soglia minima anche per il ballottaggio o incostituzionalità? di Paolo Becchi (il Fatto Quotidiano, 24.4.2015)
- E intanto avanza il premier Italicum (1 e 2), di Ilvo Diamanti (la Repubblica, 27.4.2015)
Italicum, il fondato pregiudizio, di Massimo Villone (il manifesto, 28.4.2015)
Italicum, la democrazia sotto scacco del premier decisionista, di Marcello Adriano Mazzola (il Fatto Quotidiano, 28.4.2015)
Italicum, Onida: “Renzi viola le regole del gioco. Democrazia a rischio”, di Alessandro Da Rold (Linkiesta, 28.4.2015)
- Italicum, in Parlamento la prova del potere, di Antonio Polito (Corriere della Sera, 29.4.2015)
Italicum, un ulteriore profilo di incostituzionalità, di Paolo Becchi (il Fatto Quotidiano, 29.4.2015)
- Le regole come atto di fede, di Michele Ainis (Corriere della Sera, 30.4.2015)
Italicum, siamo al distacco definitivo fra cittadini ed istituzioni? di Fabio Marcelli (il Fatto Quotidiano, 3.5.2015)
Italicum, ecco come funziona la nuova legge elettorale: l'infografica (la Repubblica, 4.5.2015)
Italicum, ecco cos’è la legge tra capilista bloccati e premio, di Francesca Chianchi (La Stampa, 4.5.2015)
Italicum, la vendetta di Matteo Renzi, di Marco Damilano (L'Espresso, 4.5.2015)
Italicum: ecco cosa cambia (Avvenire, 4.5.2015)
- La strada lunga del maggioritario, di Roberto D'Alimonte (Il Sole 24 Ore, 5.5.2015)
- Quel premier debordante, di Gianfranco Pasquino (Il Sole 24 Ore, 5.5.2015)
Il governo della minoranza, di Gianni Ferrara, (il manifesto, 5.5.2015)
Italicum, un vero spartiacque politico, di Massimo Franco (Corriere della Sera, 5.5.2015)
Italicum, il nuovo trionfo del trasformismo, di Marco Olivetti (Avvenire, 5.5.2015)
Italicum, lo «scandalo» di rispettare le regole, di Paolo Borgna (Avvenire, 5.5.2015)
"E' il ballottaggio che rimodellerà il sistema", intervista a Roberto D'Alimonte di Susanna Turco (L'Espresso, 5.5.2015)
Italicum: come cambia la legge elettorale (Panorama, 5.5.2015)
Italicum, Presidente non firmi questa legge incostituzionale, di Giuseppe Valditara (il Fatto Quotidiano, 5.5.2015)
Italicum, al danno di oggi si aggiunge quello futuro, di Massimo Villone (il manifesto, 6.5.2015)
La vera posta in gioco nelle elezioni britanniche, di David Randall (Internazionale, 6.5.2015)
Cool Britannia addio, così la crisi economica ha cambiato il volto del paese ottimista, di Robert Harris (la Repubblica, 7.5.2015)
Cameron e Miliband è il giorno della verità. Il fantasma del pareggio spaventa i due leader, di Enrico Franceschini (la Repubblica, 7.5.2015)
Gran Bretagna: un "futuro luminoso" per Cameron (e la Scozia), di Luciano Tirinnanzi (Panorama, 8.5.2015)
- La lezione inglese, di Roberto D'Alimonte (Il Sole 24 Ore, 9.5.2015)
- Così l’Italicum ha rottamato l’antiberlusconismo, di Franco Debenedetti (Il Sole 24 Ore, 9.5.2015)
Italicum per comandare, non per decidere, di Antonio Floridia (il manifesto, 9.5.2015)
“Ma Renzi ha rotto con gli schemi al pari del conservatore inglese”, intervista a Sofia Ventura di Maria Corbi (La Stampa, 9.5.2015)
Da oggi chiamateci "Regno Disunito", il nostro futuro è una federazione, di Timothy Garton Ash (la Repubblica, 9.5.2015)
Elogio dell’uninominale, di Angiolo Bandinelli (Cronache del Garantista, 12.5.2015)
- Il Regno Unito all’indomani dei risultati elettorali: una elezione, due Unioni in bilico, di Marco Goldoni (Forum di Quaderni Costituzionali, 13.5.2015)
- La coalizione è finita. Bentornati a Westminster, di Stefano Ceccanti (Forum di Quaderni Costituzionali, 13.5.2015)

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