“Come si diventa
nazisti”, dello storico americano William Sheridan Allen, è un libro del 1965
ripubblicato da Einaudi nel 1994 con una bella prefazione di Luciano Gallino. A
mio avviso, andrebbe fatto leggere nelle scuole superiori, non solo agli
studenti ma anche agli insegnanti come utile supporto per spiegare il nazismo
e, più in generale, il meccanismo di creazione del consenso ai regimi
dittatoriali.
Il racconto si sviluppa tra il 1928 ed il 1933 in una
cittadina dell’Hannover, nella Germania profonda: si tratta di una piccola
comunità di 10.000 abitanti (oggi ne ha 30.000), piuttosto conservatrice ma
anche con una forte presenza della socialdemocrazia, del sindacato e degli
stessi comunisti.
Il libro è composto da tante storie quotidiane che ricordano
un po’ le nostre, quelle di una comunità che si sta disgregando e che non se ne
accorge. Il messaggio non è però quello della ineluttabilità che le vicende
storiche si ripetano tali e quali.
Come sottolinea Gallino è perfino più inquietante in quanto
trasmette la convinzione che la distruzione di una comunità politica e la fine
della democrazia sono sempre possibili e che non ci si può illudere che ad
impedirlo siano le condizioni storiche diverse, il livello di sviluppo
economico, le istituzioni nate in Europa dopo la guerra a difesa della
democrazia o una ipotetica maggiore maturità democratica dei cittadini.
Come sostiene giustamente la prefazione, oggi come allora
gli avversari della democrazia circolano numerosi tra noi e stanno anche dentro
di noi, nell’eterno conflitto tra bisogno di sicurezza e desiderio di libertà.
Ecco allora che appare ancora oggi molto significativo il
racconto corale articolato in storie diverse che confluiscono però verso
l’ineluttabilità della dittatura come risposta al malessere sociale, alla
disoccupazione crescente, al senso di insicurezza, al malcontento per uno stato
che funziona male, al rancore verso le minoranze etniche che “rubano lavoro,
soldi e potere” ai cittadini “ariani”.
Solo alla fine del libro ci si accorge come tanti fatterelli
quotidiani, anche insignificanti, erano però confluiti nella composizione del
destino e della scelta autoritaria di una comunità locale e di un’intera
nazione.
A concorrere al disastro finale fu anche, ed il testo lo
illustra egregiamente, l’incapacità del Partito Socialdemocratico di stringere
alleanze, sia alla propria sinistra che verso il centro, mentre i nazisti, con
spregiudicatezza, imbarcavano di volta in volta alleati occasionali e parlavano
linguaggi capaci di suscitare interesse e motivare ceti e settori sociali molto
distanti dalla loro ideologia di base.
Emerge con evidenza il progressivo allontanarsi del popolo
dallo Stato e dalla politica, percepiti come nemici corrotti incapaci di
garantire un sistema di solidarietà sociale, di sicurezza e di benessere:
mentre la violenza nazista cresce e si estende dagli avversari tradizionali alle persone e alle organizzazioni agnostiche e neutrali,
la sinistra affonda fra divisioni, sospetti ed incapacità di fare fronte comune.
Alla fine del 1935 la comunità di Thalburg (in realtà il nome vero è Nordheim),
come entità civile, culturale e morale, cessa di esistere.
Avevo appena finito di rileggere “Come si diventa nazisti”
quando ho appreso la notizia del Comandante della Polizia Locale di Biassono
che, su facebook, ha pubblicato una sua foto in divisa da SS con un eloquente
commento “Basterebbe una compagnia di questi per sistemare alcune cose.”
Tralascio di commentare le farneticanti frasi di quello che
dovrebbe essere un “servitore dello Stato” ma suggerisco a tutti di riflettere
sul fatto che affermazioni e comportamenti di questo tipo si sentono e si
osservano purtroppo sempre più spesso: il nazi-fascismo per qualcuno è una
“innocua” moda; i mercatini sono zeppi di busti del duce e di paccottiglia del
ventennio; generalizzazioni e orride banalità sulla dittatura si ascoltano con
grande frequenza… Allora vale la pena di non abbassare la guardia e,
soprattutto per chi svolge un ruolo educativo, pubblico e civico, di dare risposte
forti e continue per ristabilire le verità, contrastare il senso diffuso di
anti-Stato che si diffonde, ricordare la barbarie ed il Male rappresentato da
nazismo e fascismo e proporre i contenuti di una società aperta, democratica ed
inclusiva.
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