A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

Appunti su origine e caratteri del Movimento degli studenti medi a Firenze: dagli Atenei, al territorio, alle scuole (1966-1971)

di Mauro Sbordoni

Prenderò le mosse dal '66, che può essere considerato un anno importante e significativo per la vita politica fiorentina (dico questo con la dose di arbitrarietà e soggettività propria di chi è semplicemente un testimone che cerca di mettere un po' di ordine fra i ricordi e i pochi documenti che è riuscito in breve tempo a consultare). Mi riferisco prima al mondo degli studenti e dell'Università, poi - più in generale - a nuove esperienze e nuovi orientamenti politici che in quel periodo incominciano a farsi strada e a prendere corpo nella città. In questa parte, come in altre parti di questa bozza, mi rifaccio per lo più - oltre che alla mia memoria - all'Unità, specie alla sua cronaca locale. Allora i giornali con pagine fiorentine erano solo L'Unità e La Nazione (altri giornali , Avvenire, l'Avanti! , avevano cronache e corrispondenze sporadiche). La Nazione, per lo più, ignorava sistematicamente gli avvenimenti di cui sto ricostruendo qualche tratto . Ma queste cose gli ex del MSF le sanno benissimo ed è inutile ricordargliele.

1966 – FASCISMO < > ANTIFASCISMO – CARATTERI DELLA MOBILITAZIONE ANTIFASCISTA NELLE UNIVERSITÀ FIORENTINE (STUDENTI, DOCENTI, FORZE POLITICHE) – LE MANIFESTAZIONI PER IL VIET NAM- CATTOLICI DI BASE CONTRO L’UNITÀ POLITICA DEI CATTOLICI - PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA AL GOVERNO DELLA CITTÀ – L’ALLUVIONE E I COMITATI DI QUARTIERE : SOLIDARIETÀ E RIFLESSIONE CRITICA

27 Aprile '66 - Università di Roma - Morte dello studente Paolo Rossi
Il 27 Aprile (giovedì) nell'Università di Roma gruppi di neofascisti appartenenti a gruppi variamente denominati (Primula, Caravella...) provocarono, nel corso delle operazioni per le elezioni degli organismi studenteschi violenti incidenti nella Facoltà di Lettere dell'Università la Sapienza (allora l'unica Università Statale di Roma). Nel corso di questi incidenti fu colpito e poi fatto cadere da un muretto che delimitava una scalinata lo studente Paolo Rossi. Batté violentemente la testa e morì la notte stessa. Era un giovane di appena vent'anni, studente di Architettura, cattolico, iscritto alla Federazione Giovanile Socialista, candidato per l'UGI (Unione Goliardica Italiana) che raggruppava allora gli studenti di sinistra di varia appartenenza e orientamento. A Roma nei giorni seguenti montò la protesta: studenti e docenti riuniti nei comitati unitari, scavalcando gli organi tradizionali di rappresentanza degli studenti allora esistenti, chiesero: l’arresto dei colpevoli dell’aggressione; lo scioglimento delle formazioni neofasciste; la sostituzione dei commissari di polizia presenti il giorno degli incidenti;le dimissioni del rettore Ugo Papi, accusato di aver protetto l'attività dei gruppi fascisti [1]. Nell'ateneo romano si ebbe una manifestazione nel corso della quale presero la parola – avanzando le stesse proposte - Luigi Berlinguer (PCI), Tristano Codignola (PSI), Ferruccio Parri.
Il giornale l'Unità darà notizia in data 29 Aprile (venerdì) dell'assassinio di Paolo Rossi con ampio rilievo, con titolo a tutta pagina, editoriale di Renzo Trivelli, allora segretario della Federazione romana del PCI e lungo telegramma alla famiglia di Paolo Rossi da parte del segretario del PCI Luigi Longo. Per discutere su questo avvenimento verranno convocati gli organi dirigenti del Partito.
L'Unità riferisce anche di un ampio dibattito che si ha in parlamento.

28 Aprile '66 - Il movimento nelle Università di Firenze
Lo stesso giorno 29 Aprile l'Unità dà notizia della mobilitazione nelle Università cittadine, annunciando “OGGI SCIOPERO UNITARIO IN TUTTE LE FACOLTA'”, in sottotitolo riporta anche: “Vibrante assemblea di professori e studenti alla Facoltà di Magistero”. Era avvenuto questo: che il giorno prima, il 28, alcuni studenti della Facoltà di Magistero avevano preso l'iniziativa di una immediata assemblea/occupazione temporanea della Facoltà. I tempi erano stati rapidissimi: Paolo Rossi era morto nella notte fra il 27 e il 28. La notizia era stata data nella stessa notte via radio e TV; quindi già nella notte rapida catena telefonica, redazione di un volantino, la mattina stampa di volantini e di manifesti. Affissione di manifesti e velocissimi passaparola per i corridoi della Facoltà. Ricordo che il “motore primo” di tutta l'iniziativa fu Mario Vezzani: già “storico studente comunista” (si era appena laureato l'anno prima discutendo una tesi di Filosofia con Giulio Preti) [2]. Lo ricordo perché corremmo insieme alla tipografia nazionale a farci stampare a tamburo battente i manifestini. Poi, a “stampa ancora calda”, a giro per la città con la sua 124, autovox e diffusione dei volantini dal finestrino. Il finanziatore (occulto?) di queste spese? Penso la sezione PCI di Gavinana [3].
L'Unità nella cronaca fiorentina parla di “un'affollata assemblea” e dà notizia degli interventi “del prof. Borghi, del prof. Carbonaro, del prof. Iannaco, del dott. Lumachi, in rappresentanza degli ordinari, e degli assistenti della Facoltà”. Scrive ancora: “Si è accesa una vivace e appassionata discussione ...” il che è con tutta probabilità un eufemismo per dire che c’era stata una qualche manifestazione di contrarietà e di dissenso (“a sinistra” naturalmente…). Dà infine notizia dell'approvazione per acclamazione di un documento di studenti e docenti in cui oltre alle solite richieste (dimissioni del rettore, scioglimento organizzazioni neofasciste etc. etc) si dichiara di aderire allo sciopero indetto dall'ORUF.
Nei giorni successivi (fra fine Aprile e Maggio) fu tutto un susseguirsi di manifestazioni all’Università e nelle piazze (ci fu anche - il 2 Maggio - una veglia antifascista nella Facoltà di Magistero, con l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Facoltà di un ordine del giorno antifascista!).
In particolare il giorno 7 Maggio si tenne una manifestazione “unitaria” antifascista in Piazza Strozzi presieduta da Enzo Enriques Agnoletti (PSI), dove presero la parola, oltre allo stesso Agnoletti, Walter Binni, Gianni Giovannoni (per la rivista di area cattolico-democratica “Note di Cultura”), Paolo Bufalini (PCI), Giorgio La Pira, Tristano Codignola (PSI), Marcello Inghilesi (Vice Presidente UNURI e Presidente nazionale UGI).

L’Università come “scuola”
Il giorno 8 Maggio la cronaca fiorentina dell’Unità riporta integralmente, con il titolo “La politica deve entrare nelle Università”, il testo di un discorso pronunciato nell’Aula Magna di Lettere dal Prof. Eugenio Garin nel corso di un’assemblea tenutasi in quella Facoltà.
Il discorso dopo una breve analisi storico-politica del nesso Fascismo-Antifascismo e un richiamo polemico allo slogan fascista riferito a scuole e Università “qui non si fa politica”, inizia parlando più volte dell’“Università come luogo dove invece si deve fare politica”, ponendo l’accento sull’Università come “scuola”, come parte del sistema nazionale delle “scuole”, e innervando, strutturando, organicamente il discorso sulla Riforma dell’Università (“da mutarsi al più presto e radicalmente ...non al di fuori, ma attraverso lo sforzo unito di tutti i membri dell’Università: professori e studenti” ) all’interno di una prospettiva di riforma complessiva del sistema scolastico.

Riforma dell’Università come scuola
“Andrà - dice Garin - risolto rapidamente il problema delle funzioni e dei caratteri delle scuole universitarie: livelli di titoli e di studi; istituti e dipartimenti; distribuzione geografica delle sedi…incremento organico e pianificato delle facoltà e delle università secondo i bisogni reali… Il rapporto numerico fra personale insegnante e allievi…e insegnanti meglio scelti, meglio provati e più aule, più laboratori, più libri, più strumenti, più istituti; più adeguati metodi di insegnamento e di ricerca; maggior consapevolezza dei compiti dell’Università oggi”.  “…è assurdo che non si senta tutta la drammatica contraddizione fra una scuola ancora strutturata per formare piccole elites di scienziati e di dirigenti, e la richiesta di un paese in rapido accrescimento, che ha bisogno di decine di migliaia di tecnici, di insegnanti, di medici, di ingegneri, di ricercatori, con giovani di ogni provenienza sociale che non sono più alle porte ma all’interno di edifici la cui angustia attesta fisicamente, come un vestito infantile imposto ad un adulto, un’insufficienza primaria”.

Modalità del “fare politica” all’interno dell’Università (“l’apparente illegalità” e la partecipazione al governo dell’Università)
“Nella scuola , e nella scuola universitaria in particolare,vengono a chiarezza, in momenti di crisi, i nodi storici, i contrasti profondi che travagliano una società…del resto chi guardi con pacatezza al di là della apparente illegalità della lotta che agita oggi tutto il mondo universitario, vede innanzitutto la denuncia fermissima di una carenza di leggi, di una inadeguatezza di strutture, e la richiesta di leggi che instaurino una scuola rispondente alla realtà di oggi”. “Oggi è chiaro che tutti gli elementi attivi dell’Università e fra questi gli studenti devono concorrere attivamente al governo dell’Università…anche se l’esperimento può sembrare a taluno sconcertante…organismi e gruppi universitari studenteschi , lasciati alle spalle gli ultimi residui di goliardia…devono strutturarsi e articolarsi regolamentando con disciplina precisa le loro funzioni, i loro compiti, i loro atti…”.

Viet Nam: come e con chi
Scorrendo l’Unità negli stessi giorni si ha notizia di continue manifestazioni in favore del Viet Nam. Manifestazioni che spesso vogliono essere una risposta ai passi in avanti della escalation americana. I partecipanti sono in massima parte studenti (…ma anche giovani insegnanti).
Le manifestazioni per lo più seguono questo andamento, quasi una procedura: corteo per le vie del centro; manifestazione in Piazza Strozzi; prosieguo spontaneo e non autorizzato di un corteo di “irriducibili” fino al Consolato Americano; posizionamento faccia a faccia con il Battaglione Mobile della Polizia che presidia il luogo e successiva carica con relative manganellate. La manifestazione in Piazza Strozzi aveva più o meno i soliti oratori appartenenti alle solite aree : PCI, Sinistra PSI, sinistra cattolica “lapiriana”.
Nel corso dell’anno matura anche l’iniziativa in favore nel Viet Nam a partire dai luoghi di lavoro: un Ordine del giorno di invito alla mobilitazione da parte della Commissione Interna della Galileo verrà riproposto con grande rilievo nella prima pagina nazionale dell’Unità.

Giugno 1966: movimento per un “governo partecipato” della città - Fine dell’esperienza La Pira a Palazzo Vecchio - “volantino dei 42”
Il giorno 6 Giugno l’Unità dà notizia di un documento redatto e firmato da persone di vario orientamento ideale, culturale, politico, della zona Colonna-Gavinana dove si richiede alla futura amministrazione di Palazzo Vecchio la costituzione dei comitati di quartiere per rendere più democratico e partecipato il governo della città.
E’ di questo periodo la definitiva emarginazione, da parte della DC fiorentina, di La Pira, e di tutto il gruppo di esponenti DC a lui più vicino. La DC presenta candidato a Sindaco Piero Bargellini. La Curia Fiorentina (Cardinale Ermenegildo Florit) appoggia apertamente l’operazione (fino ad arrivare a insegne luminose mobili in Piazza della Repubblica “…i cattolici votano DC….”).
Un gruppo di cattolici di sinistra a fronte di questo stato di cose diffonde un volantino in cui dichiara invece di “sentire in coscienza come cattolici il dovere di non votare DC”. Il volantino è firmato da 42 persone, appartenenti a vari gruppi parrocchiali”, e quindi Il volantino passerà alla cronaca di quei giorni - una cronaca che andrà ben oltre i confini locali - come “il volantino dei 42”. La reazione della Curia (irrituale e inadeguata) e del gruppo dirigente DC (scomposta e rabbiosa) segnerà come una linea di demarcazione, un punto di non ritorno nel processo di distacco fra ampi settori del mondo cattolico cittadino e il collateralismo Chiesa-DC [4].  Un processo lungo di cui nell’immediato - elezioni nel mese del Giugno ‘70 - non si coglieranno dal punto di vista elettorale i segni.

Novembre 1966 - L’alluvione di Firenze e i comitati di quartiere
E’ una storia largamente nota. In molti casi prigioniera degli stereotipi del buonismo (“gli angeli del fango”) e dello “spontaneismo populistico” (“Parrocchie e Case del Popolo”, …”la croce e la falce e il martello”). In realtà - come si può evincere anche da questi scarni riferimenti - l’alluvione fu solo un'occasione perché venissero compiutamente alla luce e trovassero piena concretezza processi unitari già in atto nel territorio e nelle Università . I “comitati di Quartiere” furono certamente un fatto solidaristico, ma nacquero su un humus già predisposto alla partecipazione dal basso, alla collaborazione fra componenti diverse. La solidarietà operativa fu accompagnata da momenti di ricerca, di riflessione, sulle cause non solo naturali della alluvione, e - nei giorni stessi delle immediate incombenze di ricostruzione appena successivi ai momenti del soccorso - da convegni di studio: ad essi parteciparono attivamente gli stessi uomini politici, gli stessi giovani, gli stessi studenti e gli stessi docenti, che erano stati fianco a fianco nelle manifestazioni antifasciste e per il Viet Nam. Grazie a questo intreccio fra coscienza civile-politica e competenze intellettuali si avviò in quei giorni in Italia su questi temi un movimento di idee e di iniziativa politica del tutto nuovo: si passava dalla fatalistica visione delle calamità naturali alla prospettiva del riassetto idrogeologico, dalla “catena della fraternità” alla “protezione civile”. Un discorso come sappiamo bene tutt’altro che concluso e tutt’altro che esente da passi indietro, interessate deviazioni, ricadute.

Peculiarità della situazione fiorentina
Possiamo individuare alcune caratteristiche comuni in questi movimenti:
> un diffuso antifascismo militante che avverte il preoccupante fenomeno di un ritorno di fascismo con coperture e complicità nello Stato e nei suoi apparati;
> l’estendersi ed il consolidarsi di un movimento contro l’imperialismo USA e per la pace nel Viet Nam;
> una larga unitarietà (l’arco delle forze politiche presenti su questi temi va dalla sinistra cattolica vicina alla DC - n.b.: non DC -, alla sinistra del PSI, passando per il Partito Comunista che in tutto questo schieramento ha un ruolo preminente);
> la partecipazione in prima linea di intellettuali (per quanto riguarda l’Antifascismo nella Facoltà di Magistero l’intero corpo docente!);
> l’attenzione preminente per una riforma organica dell’intero sistema di istruzione;
> la domanda di partecipazione alla vita politica e al governo delle istituzioni;
> l’autonomia: molti dei partecipanti a questi movimenti si riconoscono nel Partito Comunista e/o nella Chiesa - Chiesa conciliare ma pur sempre Chiesa - ma assumono iniziative in proprio in chiave critica e senza attendere alcun input dall’alto;
> il senso di una responsabilità individuale: i promotori di queste iniziative spesso si espongono in prima persona e si firmano proponendosi come soggetti riconoscibili.
In filigrana però si può leggere anche il costituirsi di un movimento per certi aspetti divergente rispetto a quello finora sinteticamente richiamato (si vedano al riguardo: sia i “diplomatici” ma ripetuti riferimenti di Garin all’”apparente illegalità” di certi movimenti nell’Università; sia le espressioni usate dalla cronaca dell’Unità per descrivere la prima assemblea antifascista di Magistero: “Si è accesa una vivace e appassionata discussione ...”).
Chi scrive ricorda in realtà la presenza in queste assemblee di Magistero (sia quelle antifasciste che quelle per il Viet Nam) di gruppi di studenti che ne contestavano proprio l’impostazione unitaria e la partecipazione dei Partiti e dei sindacati confederali. In particolare ricorda, piuttosto che un “vivace dibattito”, un vero e proprio scontro verbale fra Enzo Enriques Agnoletti e Michelangelo Caponetto, leader del movimento studentesco della Facoltà di architettura.
In questi anni gli studenti che stanno frequentando i primissimi anni delle scuole medie superiori (oppure ne sono appena alle soglie) e hanno il desiderio, frequente e diffuso in quegli anni, di impegnarsi politicamente a sinistra, hanno di fronte a loro queste due polarità a cui riferirsi: quella  finora descritta (che oggi chiameremmo riformista) e quella dei nascenti gruppi della sinistra extraparlamentare.

Alternativa di Base
Il 1° Maggio '68 (!) vede l’uscita del primo numero (numero unico in attesa di registrazione) del periodico “Alternativa di Base”. Ad essa collaborano costantemente: Alberto “Giorgio” Bassi (grande patrocinatore dell’iniziativa), Sergio Milani (segretario della Sezione del PCI di Gavinana), Vinicio Gioli, Mario Vezzani, Renato Cecchi (tutti iscritti al PCI), Franco Quercioli, Moreno Biagioni, Mauro Sbordoni (ancora appartenenti al mondo dei “cattolici di sinistra”), Daniele Protti (PSIUP), Gian Paolo Ricco (iscritto al PCI, ma soprattutto rappresentante della Gioventù Evangelica). Alternativa di Base ha una grafica che si ispira a quella della rivista “Quindici”: “A cura della Sezione del PCI di Gavinana” si legge nell’intestazione della rivista, una dizione considerata un po’ scomoda dai collaboratori non iscritti al PCI, ma a cui invece tengono gelosamente gli iscritti al PCI che perseguono un progetto di partecipazione dal basso, di democratizzazione del Partito e - in qualche misura - di legittimità del dissenso all’interno del PCI [5].
Alternativa di Base aveva in sé varie anime che la portavano di volta in volta a seguire in modo particolare questi temi:
> il dialogo comunisti-cattolici [6];
> la nascita di nuove forme di organizzazione sindacale in fabbrica;
> il rapporto lotta e organizzazione operaia/lotta e organizzazione nella società e nel territorio;
> il rinnovamento delle istituzioni (in particolare i Comuni) attraverso forme di partecipazione democratica (Consigli di Quartiere);
> il Movimento Studentesco nelle Università;
> il nascente Movimento Studentesco degli Studenti Medi.

Movimento studentesco
"L’ANNO DEGLI STUDENTI MEDI”: sotto questo titolo il numero di Alternativa di Base del Dicembre 1968 [7] ospita tre importantissimi ed ampi contributi: uno di Gabriele Lazzi e Francesco Benvenuti (“…già studenti del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci”), un altro di Amos Cecchi dell’Istituto Tecnico Duca d’Aosta, un altro infine di “uno studente del Liceo Machiavelli costretto a mantenere l’anonimo”.
Questi tre articoli sono di fatto (soprattutto i primi due) l’annuncio ufficiale della nascita a Firenze del movimento degli studenti medi: un movimento che non disconosce le sue origini nella preesistente organizzazione fiorentina dell’U.G.S (Unione Gruppi Studenteschi) [8]  ma che l’ha ormai superata perché sta assumendo caratteristiche organizzative e politiche meno autoreferenziali (formazione di quadri politici), meno legate a tradizionali rivendicazioni (rappresentanze di istituto e di classe), e più adeguate alle caratteristiche di massa che sta assumendo il movimento degli studenti medi. Di qui la centralità della rivendicazione dell’assemblea generale di istituto, quale luogo specifico di incontro e quindi anche di maturazione politica per il più ampio numero di studenti, sede naturale per la contestazione dell’autoritarismo della scuola specie nel momento in cui l’assemblea si fosse articolata in commissioni di studio (“antitesi viventi della struttura autoritaria dell’insegnamento ufficiale”).
Il Movimento degli Studenti Medi (M.S.M) non dovrà essere nelle scuole una “avanguardia studentesca che si trovi isolata e dai docenti progressisti e dalla massa" (n.d.r: studentesca) e dovrà ricercare “la collaborazione con quelle che sono le forme storiche della coscienza di classe della classe operaia cioè il partito e il sindacato…”. Ciò non significa “meccanica partecipazione degli uni alle lotte degli altri…ma definizione corretta dei ruoli da giocare nella lotta comune”.
Vi è anche in questi contributi una rivendicazione di autonomia rispetto al movimento studentesco nelle Università, di cui si riconosce il valore ma al tempo stesso si sottolinea il fatto che ha compiuto delle “ fughe in avanti che hanno poi ridotto il movimento stesso ad un fatto d’élite”.
Il dato però che appare più originale in questi contributi [9] è l’asserzione della centralità della lotta per la rivendicazione del “diritto allo studio” (aspetto, si dichiara, ormai trascurato dal movimento degli studenti universitari). In questa rivendicazione - si afferma - il ruolo del M.S.M è assai più rilevante che quello del movimento studentesco nelle Università perché è anzitutto nelle Scuole Medie Superiori che si determina la selezione di classe, non solo per il tipo di insegnamenti che vi viene impartito, ma soprattutto perché vi è negato di fatto l’accesso a gran parte dei figli della classe operaia. Il numero di Alternativa di Base del Marzo ’69 ospita un denso contributo “Studenti medi, una linea di lotta” a cura del Gruppo di Base dell’Istituto Tecnico Commerciale Duca d’Aosta.
Particolarmente rilevante sarà poi un’altra iniziativa di Alternativa di Base: quella di promuovere una tavola rotonda che sarà poi pubblicata integralmente nella rivista fra alcuni suoi redattori (Daniele Protti, Mauro Sbordoni, Mario Vezzani) e gli studenti medi: Poggesi (Liceo Michelangelo), Bassi (Liceo Leonardo da Vinci), Archi (Liceo Galileo), Lo Russo (Istituto Tecnico Agrario), Mayer (Liceo Machiavelli).
Siamo al numero di Dicembre-Gennaio ’69. E’ trascorso un anno dal numero di Alternativa di Base in cui il M.S.M faceva la sua autopresentazione . Ormai siamo di fronte ad una presenza diffusa e ampia nei vari istituti fiorentini e a leader del movimento pienamente riconosciuti nel loro ruolo.

Da “Alternativa di Base” a “I Quartieri”
L’ultimo numero di Alternativa di Base verrà pubblicato nel Giugno 1970. Nel corso della sua breve vita ha ospitato contributi sia di rappresentanze operaie (o meglio di “avanguardie operaie”, come allora si usava dire) sia di esponenti del movimento studentesco, sia di leaders del nuovo sindacato CGIL Scuola [10].
Parte dei collaboratori/redattori del periodico daranno vita ad un nuovo periodico, “ I Quartieri”. Il gruppo redazionale vede soprattutto la partecipazione continua di Moreno Biagioni, Benito Incatasciato, Enrico Menduni, Franco Quercioli, Mauro Sbordoni, Giampaolo Taurini (Direttore Responsabile), Mario Vezzani e dell'illustratore Roberto Innocenti . La sede de’ I Quartieri è nella Casa del Popolo Francesco Ferrucci, Via Santagostino, quartiere di Santo Spirito.
Il periodico mantiene alcuni elementi di continuità rispetto all’ispirazione di Alternativa di Base; però, oltre ad essere pienamente autonomo (anche dal punto di vista finanziario!) rispetto al PCI, si caratterizza per il suo legame organico con i doposcuola di quartiere presenti e solidamente attivi ormai nel territorio fiorentino (e non solo) [11], con il Movimento Studentesco Medio ormai pienamente affermato nel territorio fiorentino (e non solo), e con le varie istanze della lotta che nel territorio e nelle scuole si sta svolgendo per la riforma della scuola [12], il diritto allo studio, l’edilizia scolastica [13].
Questi ultimi punti trovano spesso un riscontro nel consiglio comunale di Firenze in cui sono presenti come consiglieri del gruppo del PCI, Mauro Sbordoni e Mario Vezzani. Una loro mozione sulla scuola presentata a nome del Gruppo Consiliare Comunista verrà discussa nel Consiglio Comunale del 19 Ottobre 1970. La mozione partirà dalla questione dell’edilizia scolastica come problema primario e urgente da risolvere.
La costruzione di nuovi edifici scolastici è posta come condizione materiale “sine qua non” per la realizzazione dei seguenti obiettivi: eliminazione dei doppi turni in ogni ordine di scuola; generalizzazione degli asili nido e della scuola dell’infanzia; superamento del doposcuola per andare alla costituzione del tempo pieno. Tutto ciò per “rendere effettivo il diritto allo studio e aprire spazi alla partecipazione ed al controllo democratico dei lavoratori e degli studenti sulla scuola” [14].
Verrà dedicata interamente a questo argomento la seduta del Consiglio Comunale. Nei vari interventi la questione della scuola verrà trattata da tutti i punti di vista, compreso quello del suo rapporto con un nuovo assetto urbanistico del territorio fiorentino. Ponendosi così come questione strategica e centrale per l’intero sviluppo della città.

Fascismo e Antifascismo
Sono anni di crescita politica, a Firenze e non solo. Di lì a poco (1975) se ne vedranno gli effetti anche in termine di consensi elettorali.
Il numero de “I Quartieri” di Novembre del '71 dedicherà ampio spazio al successo di uno sciopero cittadino degli insegnanti e degli studenti. Il progetto di unità docenti e studenti ha fatto significativi passi avanti. Questi anni però vedono anche una strategia della tensione che si esprimerà a diversi livelli. Nella nostra città anche con duri interventi della polizia in manifestazioni sostanzialmente pacifiche e non violente [15], denunce, arresti, e alcune volte anche condanne da parte di una magistratura repressiva ed occhiuta.
In questo contesto un ruolo particolare sarà esercitato dal MSI. Il numero de “I Quartieri” del Marzo ’72 denuncia l’esistenza di una “trama nera” in atto nei confronti delle Scuole Fiorentine. Il MSI provinciale ha inviato una lettera intimidatoria nei confronti dei Presidi. Ad essa ha risposto il Provveditore agli Studi di Firenze Marcello Tarchi, manifestando “amarezza e disapprovazione “ per l’iniziativa. Il MSI risponderà accusando il Provveditore di essere “diretto consigliere della sovversione” e invitando “…alla eliminazione della sovversione, della quale invece individui come Marcello Tarchi si fanno diretti complici”.
La lettera così conclude: “Ma gli studenti non sono più disposti a tollerare: Provveditore avvertito!”.
La campagna intimidatoria contro il movimento studentesco e il movimento degli studenti prosegue trovando un’attiva partnership nella cronaca fiorentina del giornale La Nazione.
Il giornalista Piero Paoli si fa attivo protagonista di questa campagna pubblicando nella Nazione del 4 Aprile un articolo dal titolo già di per sé estremamente eloquente “Il mao-insegnante”, in cui si parla di un “clima di sovversione portato avanti nella scuola da una minoranza di studenti e da un nutrito gruppo di professori…”. “Sono quei professori che sostengono una “diversa cultura” che non si sa bene e che nemmeno loro sanno dal momento che ne sono completamente digiuni”. “Tra i gruppetti dei facinorosi - prosegue l’articolo - e questi insegnanti c’è un accordo quasi mafioso”. Ad esso farà seguito un altro articolo dello stesso giornalista di analogo tenore dal titolo “L’istruzione media superiore. Lo scempio di Firenze”.
Il Provveditore e i Presidi inviano un telegramma di protesta per questo articolo dichiarandosi “sdegnati per il suo contenuto”. Successivamente il Provveditore interverrà con una lunga lettera critica nei confronti di questi articoli definendoli come un “servizio giornalistico incompleto, parziale e superficiale” e quindi “semplicistico e fuorviante”. La Nazione replicherà, sempre attraverso il giornalista Piero Paoli, confermando tutto il contenuto e il tenore dei servizi precedenti e accusando il Provveditore di essere corresponsabile di questa situazione in quanto “non identifica coloro che hanno provocato il marasma, il caos, la crisi della scuola italiana in generale e fiorentina in particolare”.
I Quartieri daranno ampia notizia di questa controversia interpretandola come parte di una trama più ampia, sostenuta anche dai sindacati autonomi della scuola e da “grossi personaggi governativi”  per far cambiare aria ad un funzionario troppo debole con la contestazione”.
Il M.S.M è ormai un protagonista non solo nelle scuole, ma nella vita politica di Firenze. Esso si dovrà misurare non solo con altri movimenti studenteschi di diversa origine, matrice e orientamento, ma anche con la provocazione fascista, promossa dal MSI ed attuata, come già fu a Roma nel ’66, da oscuri gruppetti di estrema destra. La strategia della tensione e degli opposti estremismi è in pieno corso e, come ben sappiamo, troverà altri e ancor più gravi sviluppi negli anni successivi.


Note
[1] Questa fu l’unica richiesta che venne accolta. Il Rettore Papi si dovette dimettere e fu sostituito. Tutto il resto rimase lettera morta.
[2] Mario Vezzani in quel periodo era maestro alla Scuola della Montagnola, all'Isolotto. Poi fu per lunghi anni professore di Storia di Filosofia nei Licei fiorentini.
[3] Questa Sezione ritornerà spesso in questa memoria insieme allo sponsor di questa operazione: Alberto (detto “Giorgio”) Bassi.
[4] L’argomentazione del volantino era volutamente semplice, l’impostazione politica elementare. Non sarebbe stato difficile dare ad esso un’argomentata risposta sia politica che pastorale-teologica. Così non fu. Il gruppo dirigente della DC pubblicherà sul Giornale del Mattino, una lunga nota dall’eloquente titolo “L’ora di Giuda” carica di insinuazioni e insulti. La Curia chiederà formalmente per iscritto a Don Luigi Rosadoni, Parroco della Nave di Rovezzano, e a Don Enzo Mazzi, Parroco dell’Isolotto, di smentire entro il termine tassativo delle ore 21 dell’11 Giugno, la propria corresponsabilità con i firmatari del volantino. La smentita doveva essere data giusto in tempo per essere pubblicizzata in tempo utile per le elezioni amministrative!
[5] Negli ultimi numeri della rivista questa intestazione sarà sostituita da “A cura del Circolo Vie Nuove”.
[6] Con l’evolvere della situazione della Comunità dell’Isolotto l’attenzione si sposta più direttamente ai movimenti dei “cattolici del dissenso”.
[7] Si tratta del terzo numero unico. In intestazione si legge: “direzione temporanea per motivi di carattere legale di Piero Pieralli”. Piero Pieralli , tornato a Firenze dopo essere stato segretario dell’Organizzazione Mondiale della Gioventù, assumerà due anni dopo la direzione della Federazione Provinciale del PCI che manterrà fino al 1975.
[8] Questa notazione è esplicita nel contributo di Gabriele Lazzi e Francesco Benvenuti, ormai ex studenti medi e quindi più collegati alla memoria di passate esperienze politico-organizzative.
[9] Specie in quello di Amos Cecchi.
[10] Molto frequente la collaborazione dei lavoratori della STICE (figura preminente in quella fabbrica: Luigi Falossi) e di Silvano Sarti, operaio della Rangoni, poi sindacalista a tempo pieno e infine, oggi, Presidente Provinciale dell’ANPI. Alternativa di Base ospiterà anche interventi dell’allora segretario del Sindacato CGIL Scuola, Salvatore Tassinari.
[11] E’ appena il caso di notare che nel ’67 è uscito Lettera a una Professoressa di Don Lorenzo Milani!
[12] Nel gruppo redazionale particolarmente ampia è la presenza di docenti. Gli altri sono comunque persone impegnate nei doposcuola di quartiere. Nel frattempo Franco Quercioli è diventato Segretario Provinciale del Sindacato Scuola CGIL.
[13] E’ un tema coinvolgente ed unificante. Si è di fronte contemporaneamente agli effetti di un incremento demografico e all’allargamento della scolarizzazione: in ogni livello di scuola. Di qui l’ esigenza diffusa, impellente e drammatica, della costruzione di nuovi edifici scolastici.
[14] La mozione redatta da Sbordoni e Vezzani. I due consiglieri si recarono da Marino Raicich, allora deputato dal PCI, per avere il suo “autorevole parere” al riguardo.
[15] Al più vi poteva essere la violenza puramente verbale di alcuni slogan.

comunicazione effettuata in occasione del convegno "Tra memoria e storia. Il Movimento Studentesco Fiorentino (1971-1978)" (9-10.5.2014)

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