A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

venerdì 23 gennaio 2015

Firenze e l'architettura: la città tra paura e speranza

di Mario Primicerio

18 dicembre scorso, nel saloncino dell'ex carcere delle Murate, è stato presentato l'interessante volume "Dentro Firenze. Architetture, architetti, progetti e percorsi del tempo presente", in cui sono raccolti buona parte dagli articoli a firma John Stammer, apparsi tra il 2013 ed il 2014 sulla rivista on-line "Cultura Commestibile", dedicati agli edifici ed agli interventi che hanno caratterizzato la recente vita urbanistica di Firenze.
Alla presentazione, trasmessa in diretta dall'emittente Controradio e seguita da un pubblico folto e attento, sono intervenuti Sara Nocentini, Assessore alla Cultura della Regione Toscana; Elisabetta Meucci, Assessore all’Urbanistica del Comune di Firenze; Mario Primicerio, professore emerito dell'Università di Firenze e Sindaco di Firenze tra il 1995 ed il 1999; Silvia Viviani, Presidente dell'Istituto Nazionale di Urbanistica; Aldo Frangioni, redattore di Cultura Commestibile; Guido Murolo, Presidente della Fondazione Architetti di Firenze.
Grande modello della Città di Firenze (particolare) - scala 1:1000
realizzazione Aleph - laboratorio di architettura.
Per l'intensità delle parole di Mario Primicerio ne riportiamo l'intervento, denso di riflessioni sulla città e sul significato di alcune scelte urbanistiche operate a Firenze dell'ultimo ventennio, non tutte portate a compimento seppur ancora attuali.

Per prima cosa desidero ringraziare gli organizzatori per avermi invitato a questa presentazione. Devo però dire che mi sono domandato - e tuttora mi domando - a che titolo sono stato invitato questa sera. Non sono uno specialista né ho una specifica competenza in materia di architettura; forse la cosa più utile che posso fare questa sera è quella di portare le sensazioni che questo libro ha suscitato in uno che è semplicemente una persona - come le tante qui presenti - che ama Firenze; e in più riportare anche l'esperienza di chi ha avuto il privilegio di governare questa città e di conoscere da vicino certi meccanismi che contrastano con il naturale metabolismo della città e certi tipi di reazioni che vi si manifestano quando si tratta di operare SCELTE.
La prima impressione che si ha dall'esterno è che a Firenze ci sia una consolidata diffidenza per tutto ciò che è innovativo, per tutto ciò che è contemporaneo. In particolari negli interventi architettonici, quelli che lasciano un "segno" nella città.
Direi che questo è solo parzialmente vero e certo non è innato nello spirito fiorentino che per secoli è stato caratterizzato da un profondo grato rispetto per il passato ma anche da una vivace curiosità per tutto ciò che non è stato ancora detto, per ciò che non è stato ancora fatto. E allora viene il sospetto che questo atteggiamento parruccone sia più proprio di una minoranza che crede, nella sua miopia, di poter vivere per sempre della propria rendita di posizione; una minoranza che però ha, dalla propria parte, anche la forza di influenzare l'opinione pubblica in questo senso.
Senza dubbio comunque la forte identità della nostra città comporta una permanente tentazione. Se è vero che "le città sono i libri viventi in cui le civiltà hanno espresso la loro storia", come dice Fernand Braudel, il rischio è quello di restare intimoriti da questa storia passata e quindi di rinunciare a provare a scrivere qualcosa che esprima la nostra storia. E allora prevale una mentalità nostalgicamente regressiva, chiusa in se stessa: la città reliquia, la città museo ... che è poi funzionale alla mercificazione della città della rendita di posizione e determina una silente dissoluzione della sua stessa identità.
Al contrario, l'identità deve essere spinta all'azione, all'apertura, alla sfida del nuovo. "Nell'architettura - dice James Hillman parlando de 'l'anima dei luoghi' - la cosa importante è che l'anima non può essere definita separatamente dalla sua materializzazione". È anche vero il viceversa; e quindi la chiusura è figlia di una paura di perdere ciò che si ha, mentre l'apertura è figlia di una speranza di trovare ciò che non si ha ancora. Quando prevale la paura sulla speranza le civiltà, le città, le società vanno in declino.
Firenze, 1998: l'arch. Arata Isozaki presenta il suo progetto per la nuova
uscita della Galleria degli Uffizi, ancora non realizzato.
Questa premessa ci fa capire perché a Firenze la contemporaneità è costretta in qualche modo a nascondersi, a dissimularsi; tanto che l'osservatore distratto (e tutti noi, chi più chi meno, siamo distratti da mille cose) è portato a pensare che negli anni la città sia rimasta immobile, identica alle sue cartoline, senza nessun intervento di rilievo.
Questo libro prova che le cose non stanno proprio così. John Stammer è andato a cercare interventi grandi e piccoli e ce li presenta tutti insieme; ci mostra che a Firenze hanno operato architetti che (come dice Heidegger) "hanno i piedi sulla terra proprio perché hanno lo sguardo in cielo". Che l'encefalogramma di questa città non è piatto, anche se molte battaglie sono ancora da combattere e da vincere (basti pensare al discorso sulla nuova uscita degli Uffizi).
Per questo sarei curioso di conoscere John Stammer e di ringraziarlo per questo sforzo che ha fatto e per lo stimolo che attraverso esso ci ha dato.
Però, visto che ci troviamo in questo luogo, non posso esimermi dall'insistere un poco sull'intervento alle Murate. Perché questa è stata una operazione "a cuore aperto" nella città e perché ad essa sono particolarmente legato.
Ricordo lo scetticismo di molti quando cominciammo a pensare di intervenire sull'ex carcere di Firenze; scetticismo da parte delle opposizioni politiche e di quella "opinione pubblica" che, come detto sopra è in certo senso "geneticamente modificata" o manipolata; ma scetticismo anche da parte della maggioranza che sosteneva la Giunta e che non credeva possibile arrivare in porto: il carcere era dismesso da oltre 15 anni, ancora non era stata formalizzata la sua cessione dal Ministero al Comune, era ancora pendente un "concorso di idee" (che altro non era stato se non la rinuncia dell'amministrazione ad esprimere le proprie idee nel corso degli anni) ...
Eppure una parte dei finanziamenti era già disponibile; anzi, si rischiava di perdere quanto già assegnato dai fondi ex-GESCAL.
Ho portato qui Renzo Piano (che già da studente del biennio di architettura a Firenze aveva disegnato gli edifici del carcere) che ha accettato, come gratuita collaborazione nella sua qualità di good-will ambassador dell'UNESCO, di assistere il gruppo di progettazione che fu tutto interno alla struttura comunale; un gruppo di persone di grande livello professionale e umano, che hanno lavorato con passione e competenza; un gruppo di persone a cui veramente non solo io, ma tutta la città deve essere grato.
Firenze, quartiere di Santa Croce: piazza Madonna delle Neve,
interna all'ex carcere delle Murate, su cui oggi si affacciano
una serie di alloggi popolari.
Credo sia stato importante aver fatto una scelta che ha sottratto quest'area alla speculazione - pubblica o privata - che poteva decidere di destinare quest'area a residenze di pregio per ospitare ricchi turisti in qualche settimana di vacanza a Firenze. Ogni volta che vengo qui vedo con piacere e con commozione ciò che è stato fatto, anche se lo sviluppo di certi aspetti deve ancora concludersi.
Vi voglio solo raccontare una piccola storia. Qualche mese fa, meno di un anno fa, ero qui in una delle due piazze e mi si avvicinò una signora che mi invitò a visitare la sua casa, una di quelle case assegnate come case comunali. Una casa che ho trovato curata in ogni minimo particolare e non mi vergogno di dire che affacciandomi da quella finestra verso la piazza qui davanti mi sono commosso, come mi sono nuovamente commosso raccontando questo episodio.
Vi chiedo scusa se vi ho trattenuto su questo argomento, che è periferico ma non troppo rispetto al libro che oggi presentiamo. Mi pare che questo dimostri che innovare non significa necessariamente rottamare, significa semmai reinterpretare, adeguare il "vestito" (e quindi l'organizzazione degli spazi di una città) ad un corpo che non cessa mai di crescere e di svilupparsi.
Concludo con una citazione di uno strano autore che è Manuel Vasquez Montalban, un autore di libri gialli, ma che ha scritto anche un librettino di poesie sulla città molto bello; in una di queste dice che noi tutti siamo "peregrinos entre dos ciudades, la de la memoria y la del deseo", pellegrini tra due città: quella della memoria e quella del desiderio. Credo che questo libro ci spinga ad essere sempre fortemente radicati nel passato, ma sempre avendo il coraggio di scegliere proiettandosi verso il futuro. Perché, come dicevo prima, si tratta semplicemente di scegliere tra paura e speranza.


"Dentro Firenze. Architetture, architetti, progetti e percorsi del tempo presente" contiene 43 articoli di John Stammer, di cui il primo dedicato al grande modello di Firenze (1:1000) presentato nel novembre del 2008 e da allora non più visibile al pubblico. Gli altri descrivono e documentano alcuni importanti interventi architettonici e urbanistici realizzati in città negli ultimi 20 anni: dai centri commerciali ‘d’autore’ (Galluzzo, Ponte a Greve, Rovezzano, Gavinana) al Centro Rogers di Scandicci; dal recupero di edifici del centro storico (Murate, Oblate) al nuovo quartiere Leopolda, alla riorganizzazione dell'area ex Fiat a Novoli, al nuovo Teatro dell'Opera. Il volume è completato dalle interviste ad alcuni degli architetti e progettisti che hanno contribuito a rinnovare l’immagine della città (Marco Casamonti, Paolo Desideri, Elio Di Franco, Gerard Evenden/Norman Foster, Andrea Maffei/Arata Isozaki, Adolfo Natalini, Aimaro Oreglia d'Isola, Richard Rogers, Ernesto Baldini, Carlo Terpolilli Paolo Zermani) ed una serie di contributi teorici di Andrea Branzi, Francesco Gurrieri, Vittorio Maschietto, Antonio Natali, Gianni Pettena. La prefazione è di Giancarlo Cauteruccio, la postafazione di Gaetano Di Benedetto.


Vedi anche:
“Sarebbe triste se Firenze finisse come un museo”: intervista a Richard Rogers (31.3.2014)
- Una corrispondenza inedita sulla pianificazione urbanistica a Firenze (1.7.2014)

Per saperne di più
"Dentro Firenze. Architetture, architetti, progetti e percorsi del tempo presente", Maschietto Editore, 2014, 288 pagine, ISBN: 978-88-6394-086-2
- "Cultura Commestibile", periodico on-line edito da Nem-Nuovi Eventi Musicali
- Controradio (FM: 93.6 MHz e 98.9 MHz): registrazione della presentazione del volume "Dentro Firenze. Architetture, architetti, progetti e percorsi del tempo presente" (18.12.2014)
- Alpeh - laboratorio di architettura

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